Questa è la seconda parte dell’articolo sulla Candelora. Per leggere la prima parte → QUI!
Quando l’alchimia ti aiuta nel tuo percorso interiore
Della prima “Grande Porta”, ne abbiamo parlato nell’articolo precedente, che ti consiglio vivamente di leggere prima di proseguire, altrimenti rischierai di non capirci nulla. Dopo aver accennato agli alberi sacri, e ai simboli della Candelora, proseguiamo con i temi della purificazione, della guarigione e quindi della della trasformazione, scovando gli simboli senza tempo legati all’alchimia, provando di capire cosa si nasconde tra le righe degli antichi racconti e come tutto questo ci può aiutare nel nostro percorso di crescita interiore.
La trasformazione: dalla nigredo verso l’albedo
L’orso nero della tradizione di Imbolc/Candelora, che abbiamo visto rappresentare la dea Artemide, dea della Luna, va in cerca della luce (Apollo-Sole) quando giunge il tempo della prima Grande Porta. Ma come si passa da uno stadio all’altro? Il fuoco sacro che si risveglia in questo periodo ci mostra la via da seguire: sappiamo dove andiamo grazie alla divinazione, ma per raggiungerlo c’è un ultimo processo da compiere: la purificazione simboleggiata anche dalla dea Februa, dalla febbre, ecc… Eccoci giunti all’albedo, l’opera al bianco.
Il dolore purificato giunge ad un nuovo stadio: la guarigione. Il nero, il caos/ombra, purificato, cambia ed evolve, giunge la luce della consapevolezza: è l’albedo.
Il dolore è lezione, la guarigione è evoluzione. (Eshewa) Share on XGli Antichi non ci hanno nascosto assolutamente nulla, tutto è rimasto sotto i nostri occhi, ogni racconto mitologico, ogni scultura, ogni bassorilievo è una testimonianza del loro sapere. Non ci rimane altro che aprire gli occhi prima che sia troppo tardi e che la voce dei nostri Antenati venga sommersa dai detriti della nostra ignoranza, ecco perché è importante leggere i simboli.
Qui, i serpenti, legati al basso, alla Terra, risalgono, attratti dalla luce, e nella loro ascesa evolvono, trovando un piano diverso, simboleggiato dalle ali. La coscienza arcaica non si preoccupa più della mera sopravvivenza, vuole di più: la conoscenza.
Brigid, figlia del “Rosso”
Un’ altra Dea estremamente importante, assieme ad Artemide, e forse la più importante di tutte per capire a fondo il mistero della Candelora è Brigid, la Dea irlandese del Fuoco sacro. La sua croce rappresenta la ruota del sole, il suo fuoco è eterno e curato da fanciulle-sacerdotesse.
Figlia di Dagda dei Tùatha dé Danaan, il Dio Bravo (che sa fare tutto), suo padre era anche conosciuto come Rùad Rofessa, “ Il Rosso che tutto conosce”.
Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande ingegno. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori
Se prima abbiamo proseguito sulla strada ascendente, partendo dall’opera al nero, ora partiamo dall’opera al rosso. Dagda è il nostro Rubedo, il nostro stato di divinità e conoscenza assoluta.
È padre di Brigid, Dea del Fuoco che porta lo specchio (divinazione), la coppa (simbolo del grembo e quindi della nascita/germogliazione) e la ruota del filatoio oltre alla croce solare (il Tempo), la genera, parte di lui si incarna in lei. Dalla Luce della conoscenza nasce il Fuoco.
La conoscenza non serve a nulla se non è condivisa
Brigid è la protettrice dei Druidi, dei guaritori e dei Fabbri. I Fabbri godevano di una certa considerazione, a tal punto da essere chiamati “Maestri degli Elementi”. I Druidi erano i custodi della conoscenza, i guaritori, beh, senza di loro non credo che la specie umana sarebbe mai sopravvissuta. Sono tutte figure emblematiche che maneggiano il fuoco: quello della conoscenza, della purificazione, della forgia e che portano l’uomo verso una certa evoluzione.
La conoscenza del “Rosso” (rubedo) discende verso la materia. Perché? Non poteva stare nel flusso dell’evoluzione per i cavoli suoi? No. La conoscenza raggiunta nella fase di rubedo non può essere statica, deve scendere in qualche modo perché è parte del flusso universale e quindi di un ciclo molto più grande. Lo Spirito (onnisciente) si incarna nella materia e credo che ti ricorderà qualcosa…
Scendendo, quella conoscenza suprema, quella divinità, viene smembrata per essere seminata nel mondo, come si tagliano i rami degli alberi per farne delle talee che diventeranno poi dei nuovi alberi, e apporta all’uomo una nuova conoscenza, un nuovo potere; condividendo se stessa, diventa una guida per l’essere umano.
Il fuoco di Brigid, dopo essere rinato non rimane solo a Kildare, ma viene condiviso, fiamma dopo fiamma, creando nuovi fuochi capaci di illuminare il cammino di molte altre persone. Ed è proprio lì che sta il segreto dell’immortalità.
Non mi dilungherò di più su Brigid, potrai trovare molto materiale sul web.
In poche parole, puoi vedere che il sacro non si discosta dal profano, non sono più misteri ma storia, identità, passato. È la nostra Memoria, ma i maestri che potevano insegnarci a “leggere” sono morti, ci è rimasto solo una piccola scintilla, a volte una piccola fiamma, l’ultimo vestigio del nostro fuoco sacro ed è quella fiamma che bisogna curare.
Gli Alberi Guaritori e le vie del drago
Torniamo agli Alberi Guaritori. È assai singolare che per la maggiore parte si trattino di querce e tigli. Non sono di certo le uniche tipologie di alberi che popolano le foreste temperate quindi credo sia legittimo chiedersi perché le tribù celtiche (ma anche romane e greche) abbiano usato, per non dire venerato, questi due alberi. Cominciamo dalla Quercia, è sempre stato il re della Foresta (ne riparleremo al termine della Ruota del Sole quando giungerà il sacro combattimento tra Re Quercia e Re Agrifoglio) sia per la sua longevità che per la sua forza. La Quercia è un albero molto particolare, non solo per la sua longevità che viene decantata in questo modo:
Re quercia, patriarca degli alberi, I tuoi germogli crescono lentamente. Per tre secoli cresci, e per altri tre conservi Il tuo massimo splendore, e altri tre ti occorrono per morire.
— Detto inglese
La quercia è particolare anche per il suo potere. Studi scientifici hanno rilevato un intensa attività elettrica nella quercia più che in ogni altro albero. La quercia cresce sopra i famosi nodi di Hartmann, intersezione di linee telluriche importanti. La cosa curiosa è che in questi punti, l’organismo umano si indebolisce, solo le querce (ed i gatti) amano stare in questi punti alquanto particolari. Anche se le querce possono sopravvivere agli incendi, sono spesso colpite dai fulmini che attraggono con una curiosa frequenza rispetto alle altre specie.
Re Quercia, Zeus e storie di draghi e fulmini
Questo legame quercia-fulmine si fece così forte nel corso della storia che fu addirittura collegata a Giove-Zeus, padre degli dei e dio dei fulmini. Si racconta che la quercia oracolare di Dodona, legata al culto di Zeus, fosse rispettata e venerata in tutto il mondo classico.
Lungi dalla quercia tieni la tua scure: perché gli avi ci hanno tramandato che le querce erano i nostri primi parenti.
— Platone
Si racconta che l’origine dell’oracolo di Dodona fosse ben più antico rispetto a Delfi e che risalirebbe addirittura all’antico Egitto. Da Tebe sarebbero partite due colombe nere, una sarebbe arrivata a Dodona e si sarebbe posata su una quercia, dando nascita ad uno dei luoghi oracolari più famosi dell’antichità; l’altra sarebbe arrivata in Libia, a Siwa dove sarebbe nato il culto di Amon. Queste due colombe nere erano in verità delle sacerdotesse egizie vendute come schiave che poi dessero nascita a questi importantissimi luoghi di culto. La Quercia a Dodona sarebbe stata scelta dalla sacerdotessa non a caso ma proprio per le peculiarità che abbiamo citato prima.
La quercia possiede anche delle profondissime e possenti radici che si ancorano nel grembo della Grande Madre ed era conosciuta per essere un albero guaritore estremamente possente. Che sia per la sua forza, la sua longevità o il suo profondo collegamento con la terra (per via delle sue radici), sia per il suo importante collegamento con il Cielo (per via dell’attrazione che esercitava sui fulmini e quindi Giove/Zeus/Taranis), non è difficile capire per quale motivo le antiche tribù teutoniche e i popoli agricoli del medioevo fino ai tempi nostri hanno tenuto in grande considerazione il suo potere curativo.
Tutto questo ci rimanda al nostro famoso “arbre à clou“, l’albero a chiodi delle tradizioni del nord Europa di cui ti ho parlato nel precedente articolo e che spiega perché gli alberi scelti erano per lo più delle querce (parleremo dei tigli nel prossimo articolo).
Il drago/ serpente, custode della conoscenza
Bisogna ricordare quindi che le querce crescono sopra delle correnti d’acqua sotterranee, delle vie serpentine o draconiane, come venivano chiamate una volta perché il drago è, da tempo immemore, il custode dei tesori della Terra. La quercia in questo modo permetteva di portare in superficie il potere curativo di questo “tesoro” custodito dal drago e diventava quindi un portale tra i mondi, tra il grembo della Madre, protetto dal Serpente/drago, il mondo degli uomini ed il Cielo del Padre, protetto dai fulmini.
Un po’ ricorda l’immagine biblica di Eva che coglie il frutto dell’albero della conoscenza, tentata dal serpente, no? Ah, nella mitologia cristiana, alcuni dicevano che il serpente era in realtà l’angelo caduto, Lucifero, il portatore di Luce.
Un’ultima curiosità: i druidi, che erano i custodi della conoscenza nel mondo celtico, erano chiamati anche “serpenti”. Infatti, quando si dice che San Patrizio ha cacciato tutti i serpenti d’Irlanda, non è alle vipere che ci si riferiva, perché i serpenti non erano presenti su quelle terre, ma ai Druidi.
Ovviamente, non abbiamo finito di fare il giro della questione ma già qui puoi capire quanta conoscenza è rimasta sotto i nostri occhi e quanto è importante guardare oltre i miti scoprendo altri livelli di lettura, in loro c’è la memoria dei nostri avi e un sapere maturato durante millenni che sarebbe sacrilegio lasciar morire.
Sicuramente ti chiederai come tutto questo può aiutarti nella tua vita, gli antichi ti avrebbero risposto così:
“Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te.”
Forse troppo ermetico per i tempi nostri, ma con le loro parole cercavano di spiegarci che chi è cosciente delle forze della creazione non ha nulla da temere, perché fluisce con esse in perfetta armonia. Purtroppo, una vita in completa armonia con l’universo è tutto ciò che c’è di più lontano da noi per ora, ahimè, visto che per ricordarci quand’è la stagione delle fragole, ci ritroviamo a consultare le tabelle del web.
Tuttavia, se riesci a capire come l’energia si muove, come cambia, e gli effetti che essa provoca in determinati periodi, riuscirai a capire come comportarti perché riconoscerai il flusso fuori e dentro di te, e magari riuscirai a sfruttare questo flusso per vivere più serenamente, chi sa?
→Questo lo scopriremo assieme nell’ultimo articolo dedicato a questa Candelora.
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