Spero che la pausa estiva sia stata per te fonte di serenità ed allegria, ci aspetta una ripresa interessante e per “concludere” la bella stagione ti propongo questo articolo sulla lunazione di agosto.
La Luna di agosto, del Raccolto, Contraria o delle ciliegie nere, è una Luna molto importante sopratutto se ci ricordiamo che nei tempi lontani la sopravvivenza dell’uomo dipendeva dal suo raccolto.
Cosa ha in serbo per noi questa Luna ancora abbracciata dai raggi del Sole? Scopriamolo subito…
Chi semina…
Trascorreremo il mese sotto il segno del raccolto, perché è proprio di questo che parleremo; abbiamo preparato il terreno d’inverno, seminato di primavera, protetto d’estate ed ecco il momento propizio per raccogliere il frutto del nostro lavoro. In questo capiamo che ci ha preferito scegliere l’ozio alla fatica non si potrà aspettare altro che un raccolto misero, a differenza da chi si è fatto coraggio e si è rimboccato le maniche. E questo vale per ogni cosa anche se oggi, molti cercano di screditare il lavoro delle formiche a favore del canto delle cicale.
Te la ricordi la favola di Jean de La Fontaine, quella che parlava della Cicala e la Formica? Clicca qui per la versione originale.
La Cicala che imprudente
tutto estate al sol cantò,
provveduta di niente
nell’inverno si trovò,
senza più un granello e senza
una mosca in la credenza.
Affamata e piagnolosa
va a cercar della Formica
e le chiede qualche cosa,
qualche cosa in cortesia,
per poter fino alla prossima
primavera tirar via:
promettendo per l’agosto,
in coscienza d’animale,
interessi e capitale.
La Formica che ha il difetto
di prestar malvolentieri,
le dimanda chiaro e netto:
– Che hai tu fatto fino a ieri?
– Cara amica, a dire il giusto
non ho fatto che cantare
tutto il tempo. – Brava ho gusto;
balla adesso, se ti pare.
Agosto ha le mani d’oro per chi non ha paura di sporcarsi di terra
… Ma ha il cuor arido per chi ha le braccia corte.
Ci ritroviamo ora a tirar le somme, se il risultato non è quello che ci aspettavamo, possiamo prendercela solo con noi stessi ma non deve essere preso come castigo ma bensì come lezione perché ci offre un importante feedback. Basta aver l’umiltà di rimettersi in questione e rivedere le proprie azioni, capire dove abbiamo sbagliato, rimettersi lo zaino in spalle e ricominciare. Siamo qui per imparare e questo comporta sbagliare ma tra sbagliare ed imparare, c’è il rimediare.
Impara…
Quale umile figura, che ci insegna il valore del lavoro senza tregua, possiamo trovare in natura?
La formica lavora di continuo, sopportando carichi fino a 3 volte il suo peso (mi reputo già contenta se riesco a sollevare solo metà del mio). Più che simbolo di lavoro, credo che la formica ci dà la giusta immagine della perseveranza. Se si trova in difficoltà, proverà altre vie, altri metodi. Possiamo lasciarci ispirare da quello che questo piccolo insetto ha da raccontarci:
Non importa quant'è difficile, quello che fa davvero la differenza è se lo vuoi veramente. Share on X
La formica è umile, non gliene può fregar di meno di far bella figura o no, lei è mission-oriented: altra cosa che possiamo imparare da lei.
L’umiltà è un talento
Perché in effetti è l’umiltà che ci spinge a rimediare, perché per rimediare bisogna ammettere di aver fatto un errore, riconoscerlo. Ed invece molti si confonderanno in giustificazioni assurde e si arrampicheranno sugli specchi piuttosto di ammettere di essersi sbagliati. Questo è il VERO sbaglio. Girarsi dall’altra parte non ci fa crescere, credere nelle proprie bugie è come bendarsi gli occhi provando di convincere gli altri che il sole non esiste. Preferire di difendere il proprio sbaglio a scapito della lezione che c’è da imparare non significa far bella figura, significa comportarsi da codardi. Per questo motivo chi sbaglia e rimedia è più ammirevole di uno che non si muove per paura di sbagliare, è più coraggioso di chi illude se stesso, è più intelligente di chi piange il latte versato.
Il valore del perdono
L’esperienza porta libertà ed indipendenza, porta conoscenza; ciò non significa che chi sbaglia con una persona e gli provoca un immenso dispiacere è autorizzata a ricominciare. No, significa che ogni parte ha imparato qualcosa da quell’incrocio di vita ma che a un certo punto, è giusto che i loro cammini si dividano. Ognuno per la propria strada, senza rabbia né rancore.
Questo è il perdono. E questo lo possiamo attuare anche e sopratutto con noi stessi.
…E raccoglie!
Non si raccoglie solo quel che è stato seminato, si raccoglie molto di più: gioie, lezioni, momenti di felicità, ricordi. Si raccolgono esperienze che valgono più di una stagione, la fatica si è trasformata in forza, il dolore in resistenza. Si raccoglie il frutto che la Terra ha fatto crescere nel suo grembo. Ma non solo.
Perché ognuno raccoglie quel che deve raccogliere, ogni raccolto ci porta quello di cui abbiamo bisogno (e non per forza ci deve piacere). Sta a noi poi imparare, riprovare e continuare. Ognuno per la sua strada, in pace con se stesso, il Sole dietro le spalle ed una Terra ancora tutta da scoprire.
Puoi approfondire il tema del raccolto con questo articolo che ti svelerà alcune cose su di te:
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