Siamo giunti al tempo del solstizio d’inverno, il tempo in cui le giornate sono le più corte dell’anno. È giunto il tempo del massimo buio, del freddo e del riposo. Il solstizio è un momento di cambiamento: passati i giorni di oscurità, tornerà lentamente la luce del sole e le giornate si faranno piano piano più lunghe.
In occidente facciamo cominciare l’inverno con il solstizio, in oriente invece esso raggiunge il suo culmine; mentre qui è l’inizio, in oriente il solstizio ne rappresenta il cuore. E ancora una volta, possiamo notare come la concezione del tempo degli antichi cinesi era curiosamente vicina a quella degli antichi Celti. In Cina, il solstizio è il momento in cui l’energia Yin, arrivata al suo parossismo, diventa “yang nascente”. Il “vecchio yin” diventa “giovane yang”. Alle nostre latitudini, i Celti dicevano la stessa cosa a modo loro, con la storia di Re Quercia e Re Agrifoglio.
La leggenda del solstizio d’inverno
Re Quercia era il re della parte crescente dell’anno, delle giornate che si allungavano, del risveglio della natura, della crescita, dell’energia che si muoveva verso l’esterno.
Re Agrifoglio invece governava la parte calante dell’anno, i giorni diventavano più corti e si allungavano le notti, non c’era più crescita, era giunto il tempo della maturazione, del ripiego, dell’energia che si svolge verso l’interno.
Giunti ai due tempi del solstizio, i due re si dichiaravano lotta per sapere chi avrebbe governato per la metà dell’anno e ogni volta, il re che aveva governato per i precedenti 6 mesi, stanco del suo regno, cedeva a favore dell’altro. Così al solstizio d’inverno Re Agrifoglio, così stanco di aver governato per 6 mesi di fila senza sosta, vecchio e senza forze, perdeva di fonte a Re Quercia che prendeva il scettro del potere che gli avrebbe permesso di regnare sul mondo per metà dell’anno. La stessa sorte tuttavia toccherà a Re Quercia al solstizio d’estate, che durante la lotta avrebbe speso tutte le sue forze, e sarebbe poi stato costretto a cedere il scettro a Re Agrifoglio. E se ci fate caso, è proprio dai giorni del solstizio d’estate che i giorni cominciano ad accorciarsi.
Ma andiamo un poco più a fondo, perché proprio di agrifoglio e quercia si parla in questa leggenda?
Principio maschile, la prima “scintilla”
La leggenda di Re Quercia e Re Agrifoglio risalirebbe al XII secolo nella sua forma più diffusa oggi, invece la sua vera origine è pre-cristiana e parla dell’Uomo Verde. Chi è questo Green Man o Man in the Green di cui vediamo il volto avvolto dalle foglie, scolpito nelle antiche chiese gotiche? Sulla sua origine ci sono diverse teorie.
La prima vede in questo Uomo selvatico la forza maschile della natura, il figlio primogenito della Grande Madre, il figlio senza padre (storia già sentita, vero?).
Questo figlio, questa “prima scintilla” con il tempo cresce e matura fino ad arrivare al momento della sacra unione con la “vergine”, (siamo nel tempo di Beltane in cui avviene il matrimonio tra l’Uomo verde e la regina di Maggio). L’unione tra principio maschile e femminile porta fertilità sul mondo, così nei mesi successivi la terra si coprirà di frutti e nutrimento.
Il momento della nascita di quella scintilla era conosciuta nell’antica Roma come Sol Invictus, precursore dell’attuale Natale. Questa scintilla, durante l’anno, cresce e diventa pronta all’unione e raggiunge la sua totale maturità e forza al solstizio d’estate.
Perché rappresentare la parte crescente dell’anno con la figura della quercia?
Vuoi rimanere aggiornat@ ?
Iscriviti alla newsletter e riceverai la lista dei migliori articoli e delle news più discusse.
Comment
Prova commento