Continuiamo il nostro approfondimento sul tema della Candelora, andando significativamente “oltre”
Il potere di Madre Tiglio
La quercia è prevalentemente maschile ed esplica un potere prorompente, come un fulmine che squarcia il cielo, come la radice possente che penetra nel cuore della Terra. Però certe malattie, certe situazioni necessitano di un potere più dolce e lento, più avvolgente, più “materno”. Ed ecco che giunge il nostro dolce tiglio, albero che ha colpito il cuore di molti dei nostri avi.
Il potere di guarire
Il tiglio divide con la quercia molte caratteristiche particolari: vive fino a 1000 anni e più, le sue radici sono molto profonde e cresce in prossimità di correnti d’acqua sotterrane. Se la quercia porta nutrimento ad insetti di ogni genere e animali, non è raro trovare protetti dalla chioma del tiglio numerosi fiori colorati come campanule e primule. Se quello che ci colpisce della quercia è la sua forza, sono la bellezza e la grazia che catturano il nostro sguardo quando vediamo un tiglio. Ha una reputazione di guaritore sin dall’antichità, quando già nei racconti mitologici si narrava di Chirone, il Centauro saggio e mite, figlio di Filira… Ninfa del Tiglio. Chirone il Guaritore era dunque figlio del Tiglio.
Madre Tiglio e suo figlio, Chirone il Guaritore
Nel tempo dei Titani, Filira era figlia di Oceano e sorella maggiore di Stige, il fiume della morte. Un giorno fu sedotta da Crono (sposo di Rea) e concepì Chirone. Per sfuggire alla collera della sposa, scappò in Tessaglia, terra conosciuta per le sue arte magiche (dove poi ritroveremo Medea). Giunse il momento del parto ma alla vista di quella creature deforme, abbandonò Chirone e chiese di essere trasformata in albero, così divenne un tiglio.
Filira-Tiglio è quindi sorella della Morte (Styx, lo Stige, il fiume navigato da Caronte lo psicopompo) che riesce ad addolcire, amante del Tempo e figlia della Forza generatrice (Oceano). Tutto è utile in questo albero: foraggio per animali, fibre per corde e tessili, carte, rimedi medicamentosi… Medicine calmanti, che alleviano il dolore. Curioso infatti che sia “tiglio” che “alleviare” in tedesco condividono la stessa radice, se mi permetti il gioco di parola. La fama guaritrice del tiglio non era solo una prerogativa proto-europea. Gli Irokee, nativi Americani, scolpivano le loro maschere totemiche nel tiglio proprio per sfruttare il potere di questo albero nei loro rituali di guarigione.
Il drago ed i segreti del Tempo
Infine si racconta che il tiglio cresceva vicino alla caverna del drago. Il drago, custode della Terra che ritroviamo nella simbologia della quercia, è anche esso collegato al tiglio e gli lascia parte dei sui tesori. Drago d’acqua, Forza generatrice, Oceano (Archetipo e dio) che concede parte del suo potere di creazione alla sua primogenita. Un potere “materno”, dolce e avvolgente ma potente come le acque del Tempo.
Il Tempo infatti ha velato gli occhi e la memoria di molti di noi ma alcuni ricordano… ed in alcuni luoghi in cui si pensa che gli Alberi Guaritori (o Taumaturgi) siano solo un usanza medievale, alcuni ricordano che nel luogo di nascita del sacro Albero, ancora prima che un tenero germoglio uscisse dal grembo della Terra, si ergeva in quel posto un menhir.
Il mistero quindi continua, ma anche la ricerca, e parlando di drago sempre in “Belgiche” terre (Belgica era il nome del territorio occupato dalle omonime tribù celtiche, che diede origine poi al Belgio), lo ritroviamo alla seconda Grande Porta (Imbolc – Candelora è la prima) intorno al mese di maggio, periodo di Beltane. Nelle terre vicine agli Alberi a chiodi, si festeggia il “Doudou“, sulla montagna protetta dal Drago, a Mons; durante il duello che vede combattere san Giorgio e il Dragone, ognuno cerca di accaparrasi i peli della coda del drago, per assicurarsi un anno fortunato: senza malattie né carestia.
Per concludere ti lascio con un racconto mitologico che mi colpì sin dall’infanzia per la sua bellezza. Ora invece mi accorgo che c’è molto di più da scoprire e direi che è alquanto calzante a questo periodo dell’anno.
Ti ho dato molti spunti da cui partire per poterlo decriptare quindi ti auguro di poterlo vedere in tutta la sua bellezza.
La leggenda di Bauci e Filemone
Erano due vecchi sposi ancora molto innamorati l’uno dell’altra. Un giorno bussarono alla loro porta Zeus ed Ermes sotto sembianze di mendicanti. Bauci e Filemone furono gli unici che li accolsero con benevolenza e gentilezza e non li scacciarono. I due Dei li concessero allora di sopravvivere alla punizione che avrebbero inflitto a tutti gli altri uomini e di esaudire la loro preghiera di morire insieme. Un giorno, Filemone e Bauci ormai vecchi e stanchi improvvisamente iniziarono a trasformarsi: Bauci in una quercia e Filemone in un tiglio. Erano finalmente uniti per sempre, l’uno accanto all’altra.
I 3 doni della Candelora sono Arte, Memoria e Magia
Abbiamo visto che Il Fuoco e l’Acqua sono elementi importanti che ci concedono i loro poteri curativi della purificazione e della guarigione. Che sia il Fuoco sacro di Brigid o del drago della Terra, l’acqua delle sorgenti miracolose o il divino Oceano, che sia per divinazione o magia simpatica, il sacro e il profano si mescolano come l’esoterismo e l’essoterismo.
L’Arte e la manifestazione del divino in noi
Il nostro compito non si limita a decifrare ciò che è velato ma dobbiamo anche ricordare l’origine di quello che abbiamo sotto gli occhi, rendendoci conto che provengono entrambi da una matrice comune. La chiave per ricordare il nostro passato è nell’Arte.
Sculture, bassorilievi di templi antichi, miti ma anche detti popolari, usanze e tradizioni, sono patrimonio dell’umanità intera, sono la nostra memoria! Le Muse sono di origine divina, erano il collegamento tra gli Dei e l’uomo, per questo l’Arte è così importante nella nostra vita, non è solo bellezza effimera, è manifestazione della nostra identità.
Magia, unione della saggezza con l’azione per generare l’Equilibrio
L’Arte è creazione ed è attraverso lei che potremo ricordarci della nostra vera storia. Ma lei farà molto di più, ci svelerà il nostro futuro perché lei è capace di far germogliare in noi il genio, il nostro vero potenziale. L’Arte era anche il nome della magia, quella tecnologia del sacro che collega il basso con l’alto, da cui il detto popolare: “Impara l’Arte e mettila da parte”. Perché la creazione è magia, la divinazione è magia, la vita e la guarigione sono magia.
La magia non è come ci hanno fatto pensare: oscure pozioni ed incantesimi demoniaci; spesso è un semplice decotto di corteccia di tiglio per curare il mal di fegato, un piccolo rituale per “inchiodare” il proprio dolore all’albero così da evitare che torni indietro, pregare lo Spirito dell’Albero che porterà il male al drago, e il drago lo trasformerà con il suo fuoco. Il male purificato, trasformato e trasmutato, allora sarà accudito dalla Madre e tornerà in superficie sotto forma di germoglio. Conoscere le forze del mondo e lavorare con esse in equilibrio non è solo magia, è saggezza profonda, Conoscenza dell’ignoto.
Memoria, la via degli Antenati
Il mito e il rito sono connessi, sono parte di ciò che che siamo, sono le nostre radici. Ricollegandoci con loro possiamo capire da dove veniamo e dove siamo diretti. Recuperando i riti e creandone di nuovi riusciremo ad andare oltre le orme dei nostri Antenati respingendo sempre più in là il confine che ci separa dall’ignoto, da ciò che siamo nel profondo ma che non abbiamo ancora scoperto.
Cosa ci insegna concretamente questa Candelora?
Ci parla di noi, del nostro potere, di tutto ciò che occorre ricordare: il potere curativo che scorre in noi e nella Terra, il potere di percepire il flusso delle Forze del mondo, ci aiuta a capire dov’è la nostra strada e cosa siamo in grado di fare in questo breve istante che è la nostra vita. La Candelora, Imbolc, ci ricorda che dentro di noi c’è un seme, c’è una scintilla di divinità che aspetta solo di germogliare, ma il seme deve essere curato ed accudito, deve essere celebrato come qualcosa di sacro, di magico, di meraviglioso, deve essere guidato nella crescita.
Il rito ci aiuta a curare quella terra fertile che siamo, renderle omaggio e riconoscere la potenza che scorre in noi e nel mondo, attraverso noi e il mondo, per giungere lontano.
Dove? E chi lo sa?! Forse verso la casa delle origini, il grembo fecondo, il corpo della dea egizia Nut, la Grande Madre, la Casa della Vita per eccellenza, verso le stelle. Come? C’è un solo modo: Seguendo i sassi sul nostro cammino lasciato dalle storie che si sono impresse in noi e nei nostri Antenati; in loro c’è spiegato chiaramente cosa dobbiamo fare per guarire, per evolvere, per scoprire l’impossibile.
Basta saper ascoltare la voce delle storie.
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