Oggi parleremo di Fuoco, guarigione, purificazione e divinazione. Analizzeremo alcuni racconti mitologici e detti popolari per scoprire cosa si nasconde dietro alla Candelora e per farlo, comincerò col condividere con te alcuni ricordi della mia infanzia, da bimba nata in terra celtica, ma mostrandoti alcuni curiosi collegamenti con la mitologia, col sciamanesimo e l’alchimia.
La leggenda degli “Alberi a chiodi”
Dovevo avere sui 8-9 anni la prima volta che ne vidi uno: era altissimo ed aveva il tronco più grosso che avessi mai visto! Era un Albero Guaritore, un Albero a chiodi. Sui suoi rami erano annodati delle pezze di stoffa che dovevano essere lì da un bel po’ perché erano logori dalle intemperie. C’erano anche delle piccole scarpette di cuoio inchiodate al tronco, erano quelle di un bambino. Erano stati molti ad affidare all’albero un pezzo di sé, per chiedere la guarigione del proprio male. La guida ci raccontò che era un’antica credenza del luogo ma non si sapeva da dove nasceva questa usanza.
Il potere dell’Albero guaritore
La gente affidava un pezzo del vestito del malato all’albero credendo che esso si sarebbe preso carico della malattia o ci inchiodava il chiodo strofinato sulla ferita. Credevano che avrebbe portato loro la guarigione. C’erano delle pezze che erano lì da più di 200 anni. Si potevano vedere anche delle fotografie in bianco e nero, dell’inizio del 900 che testimoniavano che l’usanza non era del tutto scomparsa. Ancora oggi, alcune persone pregano l’albero offrendogli il vestito portato durante la malattia, in modo che possa portarsi via il male e restituire la salute.
Questi alberi sono chiamati “alberi a chiodi” o “alberi degli stracci” e sono principalmente querce e tigli. In Belgio ce ne sono ancora 60. Sono veri e propri alberi sacri e nessuno osa abbatterli (per fortuna); pare infatti che un all’inizio del secolo scorso,un vecchio fattore, stanco del via vai dei pellegrini provò di abbatterlo con la sua ascia, ma ad ogni colpo dato all’albero, gli cresceva una pustola, a tal punto di dover smettere e tornarsene a casa, la coda tra le gambe, per modo di dire, perché non poté più sedersi per 15 giorni .
La quercia che vedi in foto data dal medioevo ed è diventata parte del patrimonio nazionale nel 1985. Quando morirà, verrà piantato al suo posto una talea per perpetrare la tradizione. Si dice che solo gli alberi che crescevano in prossimità di una sorgente miracolosa (dedicata spesso alla Dea Brigid o omonima) avevano quel potere guaritore. L’albero sarebbe stato quindi un veicolo tra la dimensione umana e quella divina.
La prima Grande Porta
Candelora (Candlemas o Imbolc) è una festa legata al Fuoco crescente. Il Fuoco è uno degli Elementi creatori e ha diverse sfaccettature e durante questa festività di impronta celtica, ricopre il ruolo della purificazione.
Si tratta anche della prima Grande Porta, di un cambiamento dell’Elemento che governa questa parte dell’anno. La Candelora è in realtà un inizio, un cambio di guardia; come Samhain è l’inizio dell’inverno, il primo gradino che troverà il culmine nel solstizio invernale, la Candelora rappresenta il primissimo risveglio della natura e della primavera, che culminerà all’equinozio.
Fuoco purificatore
Il Fuoco purificatore, guaritore che si celebra durante il mese di febbraio (dalla Dea romana “Februa” dalla quale deriva la parola “febbre”) altro non è che un fuoco interiore purificatore che porta la guarigione.
“La febbre o piressia è un segno clinico; si definisce come uno stato patologico temporaneo che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico e una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale.
La febbre va considerata parte dei meccanismi di difesa dell’organismo, in quanto ostacola la replicazione dei microorganismi infettanti”
Il Fuoco ha diversi ruoli: come l’acqua che si trasforma ma rimane sempre se stessa, dalla sorgente al fiume, dal mare alla pioggia o la neve; pure il Fuoco attraversa diversi stadi importanti.
Apro una parentesi sulla sua “identità”: il Fuoco è l’elemento più yang, più “solare”, luminoso. Non direi più “divino” in quanto ogni Elemento lo è. Detto questo, ogni Elemento è costituito di una certa “quantità” di energia densa ed eterea, di ombra/Caos e Luce/ordine. Il Fuoco è l’Elemento di pura Luce ed in questo bisogna considerare una cosa importante: non è il Fuoco che crea la Luce ma la Luce che crea il Fuoco (basta concentrare un fascio di luce con una lente d’ingrandimento per creare la prima scintilla).
Come dicevo prima, il Fuoco non è immutabile, attraversa anche lui alcune trasformazioni: può essere forte o debole, costante o meno. La scintilla non può essere paragonata ad un falò (Parentesi chiusa).
Il Fuoco di Imbolc, della Candelora è un fuoco piccolo ma forte, che sostiene la Natura nel suo processo di germinazione, di rinascita; è una fiamma decisa che ha 3 compiti: purificare, divinare, germogliare.
Fuoco divinatore
Se il fuoco purificatore non è difficile da capire, lo è un poco di più per il fuoco divinatore di cui si trovano tracce proprio nei paesi anticamente popolati dalle tribù celtiche. In quei paesi sono rimaste alcune tradizioni ancora molto vissute anche se la loro origine è andata persa, come quella che ti ho raccontata prima, sprofondando così nelle superstizioni.
In Francia, Paesi-Bassi e Belgio, si usa ancora preparare le crespelle per la Candelora, seconda la tradizione, per propiziare un anno ricco e fruttuoso: tenendo delle monete nella mano sinistra e facendo saltare la crespella per rovesciarla. Se la crespella ricadeva nella padella in modo perfetto, l’anno sarebbe stato economicamente propizio. In caso contrario, sarebbe stato un anno duro. In alcuni villaggi, si faceva saltare la crespella sopra un mobile alto, in modo da assicurarsi un granaio pieno per tutto l’anno.
La crespella, simbolo della Candelora
Ma perché la crespella? Fatta di grano e rotonda, simboleggia il Sole, si rifa alla magia simpatica secondo la quale, mimare una cosa avrebbe attratto la sua controparte reale. Mimando l’arrivo del sole nelle case, in un giorno preciso, si sperava che il ritorno del sole sarebbe stato vicino sfruttando il principio di similarità: “la parte influisce su tutto”.
Un esempio molto ben conosciuto di magia simpatica è il battesimo, durante il quale si lava il bambino dal peccato con l’acqua. Non si tratta di un’ acqua proveniente da una sorgente con poteri magici ma di semplice acqua benedetta, e per benedire basta volerlo. La volontà è uno degli ingredienti più importanti della magia.
Torniamo alle nostre crespelle ed alla divinizzazione. Non si divinizza solo sullo stato del “granaio” ma anche sul tempo e sulla fine dell’inverno, cose correlate per gli Antichi comunque. Nel nord si diceva: “Se a Candelora brilla il Sole, inverno per 40 giorni ancora avrete”.
I vecchi detti popolari erano anche legati alla figura totemica dell’Orso. La sua uscita o meno della tana alla Candelora avrebbe predetto la fine dell’inverno o la sua furia.
I simboli velati
L’Orso di Imbolc ed il suo messaggio ermetico.
In molte tradizioni del nord è ancora molto forte l’impronta dell’orso nei giorni della Candelora. Il 1 febbraio, festa di santa Brigida, è chiamato anche il giorno dell’orso. Nei primi di febbraio in Aosta si celebra Sant’Orso, che aveva secondo la leggenda una fontana miracolosa che guariva da ogni male. C’erano i balli dell’orso invece nel sud ai tempi dei Borboni, in cui le nobili si vestivano da predatrici ed improvvisavano una battuta di caccia; pare che la fine del “ballo”, si consumava nella dissolutezza più totale e al quale partecipava pure il sovrano.
Parliamo della famosa caccia dell’orso, ma per molti simboleggiava la caccia dell’inverno. Ma se l’orso esce a primavera, cacciarlo avrebbe avuto l’effetto contrario, no? Quindi, cosa si nasconde dietro questa famosa “caccia”?
L’orso come simbolo totemico
L’Orso è una Guida sciamanica, un Animale di Potere, e ogni persona che ha l’onore di avere questa sacra Guida nella propria vita ti dirà che non c’è nulla di più materno di una mamma-orsa, nulla di più protettivo. Ordunque, l’Orso era anche un animale caro agli Antichi di molte tradizioni. Per darti un esempio chiaro, il nome del re Artù deriva da Ars- “Orso”, radice che ha dato pure il nome alla dea Artemide. Dea della caccia.
Artemide e l’orso: una radice comune
Questa divinità antica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, era la sorella gemella di Apollo, il dio solare. Ma se torniamo alla nascita dei terribili gemelli, scopriamo che Artemide nasce per prima e aiuta sua madre a partorire suo fratello.
Non si tratta quindi di andare a caccia dell’Orso per ucciderlo ma di chiamare, invocare la Dea-orso, la Dea della Caccia per far tornare il Sole, il suo gemello, che solo lei può aiutare a far nascere…solo lei può aiutare la Grande Madre a dar luce al Dio Sole.
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