Ci sono delle cose nelle famiglie di cui non bisogna parlare mai: aborti, morti premature, divorzi, violenze, incesti, incidenti gravi, condanne, comportamenti ritenuti indecorosi per la società dell’epoca e che rischiavano di portare sul nome della famiglia l’ombra della vergogna e dell’emarginazione.
Sono molti i segreti, gli scheletri nascosti nell’armadio che influenzano la vita dei membri della famiglia, anche se ormai l’eco del segreto si è perso nelle orme delle generazioni precedenti e la loro traccia rimane soltanto ad un livello inconscio. Perché la loro influenza a volte può rivelarsi fin troppo reale e concreta: le “disgrazie” possono ripetersi, i “fantasmi” dei tempi passati possono uscire dalla loro cripta.
In molte famiglie si chiamano “patti di silenzio”: sono dei tabù dei quali non bisogna parlare mai. Che sia per proteggere il nome o l’immagine della famiglia o per evitare di riesumare un’antica ferita che ha colpito profondamente alcuni dei membri, c’è una legge non scritta che vieta di riportare in superficie alcuni drammi passati. Il problema nasce quando quell’alone di silenzio, invece di proteggere i membri della famiglia, diventa qualcosa di pesante che ostacola il percorso dei membri stessi portando l’albero-famiglia ad ammalarsi inesorabilmente.
“La menzogna e il silenzio compongono molti drammi familiari.”
— Tristan Bernard
Quando si sceglie il silenzio per non soffrire
Può essere per colpa di un episodio che ha sporcato il buon nome della famiglia e che si tenta di dimenticare – e far dimenticare agli altri – grazie al tempo che scorre, può trattarsi di un evento talmente doloroso da portare la famiglia a cercarsi un’altra identità – come in Coco, il film della Pixar ora al cinema ‒ può essere un dramma che ha scosso le fondamenta stesse della famiglia che cerca, col silenzio, di cicatrizzare le sue ferite.
Possono essere molti i motivi per i quali si instaurano quei tabù familiari ma tutti hanno in comune la volontà di proteggere l’immagine della famiglia. Spesso hanno a che fare con tradimenti, incesti, abbandoni e quello che viene ritenuto in una determinata epoca come disonorevole, inammissibile.
Per la famiglia, quella vergogna si trasforma in dolore e in un disperato tentativo di preservare non i membri stessi ma la Famiglia intesa come entità collettiva o come nume tutelare.
Il silenzio, un’eredità malata
Il problema nasce quando quei tabù, nati in origine per proteggere, evolvono col passare del tempo e delle generazioni in catene che impediscono ai membri di seguire le proprie aspirazioni.
Riprendiamo l’esempio di Coco: un bambino nasce in una famiglia dove tutti i membri sono calzolai da generazioni e dove, per nessuno motivo, è concesso avvicinarsi alla musica, a tal punto da chiudere porte e finestre ogni volta che si sente musica per strada. Il guaio è che la musica è proprio la passione che accende l’animo del bimbo che si ritrova stracciato tra la sua famiglia e quello che vuole fare da grande.
Col passare degli anni, purtroppo, i tabù si ingrandiscono e possono sfociare in comportamenti squilibrati, che vengono tuttavia riconosciuti legittimi dai membri e pure incoraggiati nelle nuove generazioni, anche se questi non ne capiscono il motivo. Il tabù diventa legge e i comportamenti disfunzionali diventano parte del carattere stesso della famiglia che si impone ad ogni membro, volente o nolente, col pericolo di essere letteralmente “scomunicato”nel caso qualcuno si rifiutasse di obbedire alla legge di famiglia, creando altri drammi ed altri tabù.
Tabù e maledizioni generazionali
“Abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia le idee di cui viviamo così come la malattia di cui moriremo.”
— Marcel Proust
Quei tabù hanno la facoltà di imprimersi profondamente nell’inconscio collettivo della famiglia, creando quello che alcuni chiamano “maledizioni generazionali”. In realtà non c’è nessun potere sovrannaturale ad imporsi ai membri tranne quello dei membri stessi nell’imporre la legge del silenzio nei drammi irrisolti che, in determinati momenti, richiedono di giungere ad una risoluzione definitiva per spezzare il circolo vizioso. Il silenzio mette paradossalmente in risalto ciò di cui non si vuole parlare, lo sottolinea e gli dà maggiore forza. La ferita originaria non riesce a cicatrizzare in maniera sana ma diventa sempre più simile ad un cancro che deturpa l’essenza stessa della famiglia.
Non parlare dei veri problemi e nasconderli nell’armadio è come regalare le catene ad un fantasma che infesta una casa: fa sempre più rumore e sempre più paura, e per quanto riguarda i famigliari, loro staranno sempre peggio.
C’è una cura per la famiglia?
Come uscire da quel circolo vizioso fatto di silenzi e menzogne? Purtroppo, è molto difficile che tutta la famiglia riesca ad uscirne ma ciò non significa che chi desidera liberarsi dalla morsa del silenzio non possa farlo e vivere una vita più serena e priva di catene. Dopo tutto, guarire se stesso significa guarire anche una parte della famiglia e permettere a tutti di fare un passo verso la liberazione dai pesi del passato, vecchi magari di generazioni.
Il culto degli Antenati
Già nelle culture antiche si dava una grande importanza alla risoluzione di questi tabù, per questo molti creavano degli altari per i propri antenati, erano ben consci che le dinamiche irrisolte potevano influenzare negativamente la vita di ogni membro; basta pensare al culto dei Lari, e dei Lares Familiares in particolare, praticato nell’impero romano ma che vantava origini ben più antiche.
Oggi, le cose non sono molto cambiate, gli altari hanno solo in grande parte lasciato il posto ai psicodramma, alla psicogenealogia e alla metagenealogia per sanare le dinamiche disfunzionali e liberare chi soffre per colpa di quei tabù.
Detto questo, se hai bisogno di aiuto posso aiutarti a comprendere l’origine di queste dinamiche nel tuo albero famigliare aiutandoti a ricomporre il tuo genosciogramma , a comprendere cos’è successo, fare luce sul silenzio e trasformare il nodo che hai ereditato in qualcosa di buono e utile per te, ovvero, trasformare il veleno in medicina. [puoi contattarmi qui]
Contro il silenzio, ci vuole un poco di chiarezza
In fondo, ognuno cerca di guarire le proprie radici a modo suo perché sappiamo che non si scappa dalla propria famiglia; nel bene e nel male, la famiglia ci scorre dentro come la linfa nell’albero e sappiamo che se non risolviamo alcuni problemi “strutturali”, questi verranno trasmessi ancora e ancora, creando sempre più infelicità e malessere. Non servirà a nulla provare di allontanarsi e creare qualcosa di nuovo perché rischieremo solo di trapiantare un ramo malato altrove, col pericolo che cresca un albero-famiglia infermo già dalla radice.
Cosa possiamo fare per liberarci da questo circolo vizioso?
Il malessere nasce dal silenzio, il silenzio nasce dalla sofferenza e questa deriva da un trauma irrisolto, perciò bisogna risalire alla sorgente e grattare via la superficie di bugie per riportare in superficie il motivo scatenante. Certo, non si potrà cambiare gli eventi ma grazie alla comprensione, al perdono ed alla benedizione, potremmo permettere a quella antica ferita di cicatrizzarsi normalmente in noi ,invece di continuare a subire il peso dei tabù familiari.
Certo, non tutti avranno la volontà di separarsi da quello che, col tempo, si è trasformato in una struttura portante fatta di regole, consensi taciti e omertà, e che costituisce per loro una sicurezza seppur scomoda. Va bene così, nessuno può essere obbligato a guarire e ognuno sceglie il proprio cammino, ma se qualche membro decide di staccarsi dall’albero-famiglia e ricominciare una nuova vita altrove perché la situazione è diventata per lui insostenibile e oltremodo tossica, e guarire il suo modo di vivere la famiglia, avrà la possibilità di trapiantare una talea sana dal quale cominciare a far crescere un albero più forte e sano per la sua famiglia e tutti i suoi discendenti, a patto, ovviamente, di conservare con cura la memoria del passato.
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