Oggi ti parlerò in questo video di una trappola o bypass spirituale molto comune e facilmente riconoscibile. Anzi, è talmente comune che le è stata dedicata una canzone, quella di Francesco Gabbani, Occidentalis karma: parleremo della trappola della fuga dalla realtà…
E qui, il link alla canzone così potrai ascoltare bene le parole. Io la trovo strepitosa: è scritta con un’intelligenza e una cura per i dettagli che difficilmente si trova nella canzone di varietà. Andrebbe decodificata per capirla a pieno!
In cosa consiste la trappola della fuga dalla realtà?
A parte casi specifici di cui ti parlerò tra poco, questa trappola c’entra poco con la spiritualità autentica quanto con l’immagine che si ha della spiritualità e delle esperienze belle e piacevoli che il percorso potrebbe portare a vivere.
Si cerca semplicemente una scappatoia, una fuga dalla realtà attraverso:
• esperienze intense, piacevoli, visionarie, dal gusto esoterico
• gratificazioni dell’ego,
• un’evasione dalla quotidianità che ci porta al di là dei limiti del mondo, ecc.
Provando a definire questa trappola, potremo dire che …
È la ricerca di trascendenza dalla materialità attraverso l’uso (e abuso) di oggetti, pratiche, esperienze mistiche, esoteriche, visionarie, psichedeliche in vista di un’immediata gratificazione o fuga dalla noia e dalla realtà oltre che dai problemi ai quali ci confronta.
Se nella maggior parte dei casi si tratta di un approccio superficiale alla spiritualità, in alcuni casi più “spinti”, ci si brucia le ali.
Non c’è una reale attrazione per la spiritualità autentica, quella fatta di insegnamenti e a volte di prove. Anzi, si evita tutto ciò che può comportare una difficoltà, si cerca esclusivamente l’appagamento dei sensi, la gratificazione dell’ego e la ricerca di esperienze sfiziose senza impegno.
In realtà, questa è una trappola che ci nutre di illusioni perché cerchiamo di trascendere la quotidianità con il consumismo esoterico, ovvero il comprare oggetti dai vaghi poteri magici, amuleti, pratiche sconnesse dalle loro tradizioni, di cui non si conosce la provenienza o il reale funzionamento. Basta alla fine che per un po’ ci faccia stare bene senza dover approfondire il loro reale significato.
Ora capisci perché è chiamata “oppio dei popoli”, perché in questo modo la spiritualità diventa una droga pronta all’uso, un modo per sballarsi. Un alibi per non vivere la realtà.
Da dove viene e come evolve questa trappola?
Per ora, ho individuato due vie che si rifanno sia a chi inizia a camminare sul percorso spirituale che a chi lo percorre da molto tempo. Solo per dire che nessuno è la riparo della caduta. E ad essere sincera è forse un bene perché quando cadi e ti fai male, hai la possibilità di sviluppare empatia, pazienza e umiltà sia verso di te che verso gli altri.
Come può presentarsi questa trappola? Come spiritualità pret-à-porter o la Cauda Pavonis/psychedelia.
La Spiritualità pret-à-porter
Questo è il livello della superficialità.
Invece di percorrere un cammino concreto che ci porta a rimetterci in questione, ad entrare in contatto con la nostra interiorità con tutto ciò che questo comporta, si sceglie tra diverse correnti e tradizioni in base alle proprie voglie ciò che ci fa comodo.
L’importante è che sia facile, semplice, senza impegno.
In realtà, la spiritualità è un’altra cosa. La pratica sciamanica per esempio non è tutto rose e fiori! Avere a che fare con gli Spiriti Alleati ti porta anche a pulire tutto quello che avevi nascosto sotto al tappetto. È una via di umiltà e quella passa anche per la conoscenza del fango, non soltanto della luce.
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Cauda Pavonis
Questa è il livello delle illusioni.
Gli alchimisti parlavano della Cauda Pavonis, coda di pavone, perché era una fase della Grande Opera in cui la materia (fisica o spirituale) si rivestiva di tanti colori iridescenti e flutuanti, come un arcobaleno, o la coda del pavone appunto, e precedeva l’ultima fase. Noi potremmo parlare invece di psychedelia (deriva dal greco psyche, anima e delos, evidente), e rappresenta una sorta di rivelazione dell’anima, un repentino ampliamento della coscienza.
È ciò che alcuni, forse all’inizio del percorso, cercano facendo uso di piante enteogene o psicotrope: cercano un contatto col divino o con la realtà non-ordinaria oppure una fuga dalla realtà ordinaria ma questo contatto con l’altra parte del velo può essere troppo forte oppure la persona non pronta a ciò che comporta.
A questo rischio fanno menzione anche i testi orientali che ammoniscono i praticanti che sperimentano meditazioni o pratiche troppo potenti senza adeguate preparazione e consapevolezza e un giusto radicamento perché può portare alla follia, o alla dissociazione dalla realtà.
Invece di illuminarsi, si finisce per essere fulminati, in poche parole.
Nel cammino dei praticanti di lunga data o che si sono impegnati molto, questo stadio riveste un po’ il ruolo di esame perché si viene a contatto con tante rivelazioni, tante energie, tanto Potere da essere a volte “troppo” da metabolizzare o incanalare in un colpo solo.
È così che si può finire per perdersi in quel Potere, perché attrae la mente come un magnete. Nel processo di elevazione, si finisce per perdersi nell’esaltazione e bruciarsi le ali. Purtroppo in questo caso la trappola può essere molto pericolosa e portare ad un profondo disagio interiore che può andare fino alla schizofrenia.
È lo stadio in cui un saggio oltrepassa il limite e inciampa nella follia.
Un esempio di questo stadio della Cauda Pavonis può essere trovato nell’universo tolkeniano. Nella saga dell’anello, Saruman era chiamato in principio Saruman il bianco quando era saggio ma quando il Potere cominciò a possederlo cambiò e divenne Saruman il Multicolore.
Come si supera questa trappola?
Questa trappola della fuga dalla realtà è delicata da trattare a mio parere perché può riguardare sia gli autentici ricercatori che le persone che cercano soltanto uno svago ritenuto più accettabile dalla società, è una droga “pulita”.
Quindi, a parte la temperanza nel percorrere il cammino, ciò che mi verrebbe da proporre è cercare di mantenere un equilibrio reale e concreto tra l’alto e il basso, tra la spiritualità e la materialità.
Ecco alcune domande che puoi farti per aiutarti a riconoscere questa trappola:
Cosa porta la pratica di concreto nella mia quotidianità? Come la migliora? Quale cambiamento porta in me?
Mi rende più responsabile, consapevole, comprensivo/a verso di me e il mio vissuto, verso gli altri? Mi aiuta ad accogliere i lati più grezzi di me li nasconde sotto al tappetto?
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