Quando prendiamo in mano le lame dei Tarocchi, ci affacciamo ad un alfabeto diverso da quello mentale, che gioca con i simboli, i suoni, le forme e i colori per aprirci ad un significato che si apre e si espande sempre più.
I 32 sentieri della Sapienza possono essere rappresentati nei Tarocchi?
I Tarocchi sono divisi in 22 Arcani maggiori e 56 Arcani minori: classificate tra Denari, Bastoni, Coppe e Spade troviamo le lame da 1 a 10 e quattro figure: Fante, Regina, Re, Cavaliere.
Nella kabbala ebraica, le 22 lettere ebraiche e le 10 sefirot costituiscono le 32 vie, o sentieri, della Sapienza. Questi 32 sentieri sono criptici e l’apprendimento di questa sapienza implica un profondo lavoro di ermeneutica, o esegesi, che implica un lavoro di decodifica con una visione sia nel microcosmo dell’elemento stesso da studiare sia nella sua capacità di allinearsi e combinarsi con altri elementi in un macroscosmo.
Nell’ebraismo, ogni lettera è un canale di energia divina che riversa nel mondo secondo la sua forma e il suo valore (ghematria), mentre le Sefirot sono Emanazioni ma anche un enumerare. Il numero è l’Emanazione e la lettera, il nome (ma anche il nome ha un valore numerico). Lettere e numeri diventano così simboli creativi, che danno un’identità e una funzione alla creazione stessa.
L’intero universo può essere definito, secondo la nostra percezione, usando solo lettere e numeri.
Nei Tarocchi di Marsiglia, il nome e il numero rappresentano l’aspetto terreno e divino dell’Arcano e ne svelano l’identità archetipica (Emanazione-Numero) e la sua identità funzionale (il nome) il modo in cui l’energia divina s’incanala nella materia e si definisce assolvendo ad un compito specifico, come nell’Empereur, la Papessa, ecc. Che indicano un ruolo, una funzione.
Un esempio di parallelismo tra i Tarocchi e la Kabbala: l’Arcano XVII, l’Etoile, la Stella
Sommariamente vediamo una donna nuda intenta a versare sulla terra e nell’acqua due acque che rispecchiano i colori delle stelle. Sullo sfondo, una natura rigogliosa e verdeggiante. Ci sono alberi che portano frutti e su uno di essi, c’è un uccello nero. Questa donna è nuda, è un essere che non ha nulla da nascondere, è vera ed autentica.
Cosa fa? Nutre, benedice, dà al basso ciò che riceve dall’alto. Ha un ginocchio posato sulla terra ma questo ginocchio ha una forma alquanto curiosa che attrae l’attenzione del “lettore”. Nel libro “La via dei Tarocchi” di Alejandro Jodorowsky, viene illustrato uno dei significati primari di questo Arcano: trovare il proprio posto nel mondo. Questo significato che si riflette nell’alter ego della Stella, il Carro, Arcano VII, che rappresenta, tra gli altri significati l’azione nel mondo.
Hanno entrambi l’energia del numero 7, ma non mi dilungherò su questo aspetto altrimenti finirò questo articolo alla fine dell’anno. Perciò, t’invito ad approfondire, a fare le tue ricerche personali, non fermarti solo a ciò che potrai leggere qui o altrove, è importante che tu ti faccia un’idea secondo i tuoi propri studi. Io, nel mio piccolo, ti offro degli spunti di riflessione che vogliono essere altrettante domande e non di certo delle risposte. Chiudo questa piccola parentesi e ritorniamo alla nostra Stella…
Tra le differenti interpretazione di questo Arcano, possiamo trovare: azione altruista, trovare il proprio posto, donna feconda, dono, purificazione del mondo, sorgente, ecologia, ricezione dell’energia cosmica, sacralizzazione di un luogo, armonia con le forze della natura,…
Come dicevo prima, un dettaglio che ha la sua importanza in questo Arcano è il ginocchio, ed ecco ciò che trovai nei miei libri di Kabbala ebraica:
“La parola Berachah (benedizione) è strettamente legata alla parola berech, che significa “ginocchio”. Proprio come piegando il ginocchio si abbassa il corpo, allo stesso modo il concetto di Berachah abbassa l’Essenza di Dio in modo che Egli possa relazionarsi all’universo ed essere compreso attraverso i Suoi atti.
La “benedizione” è quindi la nostra comprensione di Dio, che è il “Luogo verso il quale ogni ginocchio si piega”. È la casa (Bayit) che si deve cercare prima di poter trovare il Re. Ciò di nuovo allude alla Sefirah di Chakmah-Sapienza, che viene rappresentata dalla lettera Bet.
Un concetto importante espresso qui e che si incontrerà molte volte, è l’idea kabbalistica del fatto che prima che vi sia un “risveglio dall’alto”, ci deve essere un “risveglio dal basso”. In altre parole, prima che venga garantito qualsiasi sostentamento spirituale, ci deve essere qualche sforzo da parte del ricevente. Ciò è strettamente legato al concetto secondo il quale ogni ricevente, recipiente della luce di Dio, deve anche essere un donatore, come discusso al paragrafo 2.”
(Estratto del Bahir, il libro dell’illuminazione, commentato da Aryeh Kaplan, ed. Spazio interiore, p. 109)
[Piccola curiosità: Bet, seconda lettera dell’alfabeto richiama la Papessa, secondo Arcano maggiore, che tiene tra le mani un libro, simbolo della Stella]
Un sistema di pensiero trasversale
Il Sefer ha-Bahir (in ebraico סֵפֶר הַבָּהִיר) o semplicemente Bahir, benché redatto posteriormente al Sefer Yetzirah, è unanimemente considerato, in quanto a struttura, contenuto e simbologia, la prima opera letteraria cabalistica. Si tratta di un testo che circolava prevalentemente nelle piccole comunità ebraiche della Linguadoca, nel sud della Francia e che Gerschom Scholem (5 dicembre 1897 – 21 febbraio 1982), filosofo e storico della mistica ebraica individuava come un libro di importanza fondamentale in quanto scritto, secondo una sua ricerca che svolse per ben 40 anni, su materiali più antichi, tutti con caratteristiche gnostiche.
Secondo gli studi di Scholem, le Sefirot erano concetti non dissimili dagli Aìon dello gnosticismo e delle Emanazioni del neoplatonismo di Plotino.
Per fare chiarezza sul principio di Emanazione (nel neoplatonismo, nel gnosticismo e nella cabala ebraica medievale), direi che sia meglio lasciare la parola ad uno studioso di filosofia…
E visto che in questo brillante video si parla di Anima ed Anima Mundi…
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