I Tarocchi di Marsiglia hanno un fascino particolare. Sono stati oggetto di molte teorie: da strumento di divinazione, ad ultimo vestigio di una tradizione misterica che affonda le radici a secondo delle teorie nell’Antico Egitto, nelle comunità ebraiche, nelle conoscenze del Medio-Oriente, dell’India, ecc.; pure il nome “Tarot” pone più domande che dà risposte.
“Tarot” potrebbe essere un gioco di parole, atto a salvare ciò che all’epoca avrebbe potuto essere considerato come eresia per il contenuto delle informazioni e dei simboli che veicolava e potrebbe derivare dall’egiziano Tar, “cammino” e Ros/Rob, “reale”: cammino reale; dall’ebraico Tora, “insegnamento”; dal latino Rota, ruota, oppure Orat: lui/lei parla; dal cinese Tao, sentiero; ecc. Sono molte le ipotesi sull’origine di questa parola ma ad oggi, non ci è ancora dato sapere con esattezza qual è l’origine della parola Tarot e qual era la sua funzione. Sta di fatto che, nei Tarocchi di Marsiglia sono contenuti dei simboli che vanno ben al di là del semplice gioco di carte.
Qual è la verità in tutte queste teorie sui Tarocchi? Forse non lo sapremo mai. Potrebbe essere una di queste o forse potrebbero esserlo tutte quante, sta di fatto che i Tarocchi (e qui mi riferisco a quelli di Marsiglia) contengono dei simboli ben particolari e possono rimandare a concetti profondi, misterici, che possono aiutarci a comprendere il nostro mondo interiore, quel microcosmo che si riflette nelle sue dinamiche ed emanazioni a quel macrocosmo che sfugge ancora alla nostra comprensione.
Come (e perché) considerare i Tarocchi e in un percorso di consapevolezza del Sé
Ci sono molti sistemi di studi dei Tarocchi, io ho prediletto una via in particolare: quella dello studio e dell’indagine interiore che si basa su un doppio binario; da una parte una via più “pragmatica” ispirata agli studi di Carl G. Jung e James Hillman per ciò che riguarda l’inconscio e gli Archetipi e dall’altra una via più mistica basata sullo studio della Kabbala ebraica e del neoplatonismo.
Inutile dirlo, ma per una praticante sciamanica come me, si tratta di un viaggio di studio affascinante e davvero sconfinato.
Carl . G. Jung, diceva parlando delle carte dei Tarocchi durante un seminario sull’immaginazione attiva nel 1933:
“Esse sono immagini psicologiche, simboli con cui si gioca, come l’inconscio sembra giocare con i suoi contenuti. Esse si combinano in certi modi, e le differenti combinazioni corrispondono al giocoso sviluppo degli eventi nella storia dell’umanità.”
In virtù delle infinite combinazioni tra simboli ed Archetipi che aprono a nuovi profondi significati, credo che lo studio reale che i Tarocchi pone va al di là di loro: le carte spariscono per lasciare posto ai concetti, come le parole lasciano spazio ai suoni ed alle immagini.

Incisione di Lucas Jennis, (1625) nel trattato alchemico “De Lapide Philosophico”.
Detto questo, parlavo di “binario” tra la via pragmatica e quella mistica perché in realtà sono vie parallele che parlano della stessa cosa: sono il riflesso l’una dell’altra della stessa realtà ma da un punto di vista diverso: la prima parte dell’interiorità dell’uomo, l’altra parla dei misteri dell’Universo e della creazione del Mondo, ma quando si scava più a fondo, ci si rende conto che parlano della stessa cosa e tra l’inconscio collettivo e il Mondo, ci siamo noi, come parte dell’Albero della Vita.
Ecco che lo studio dei Tarocchi intesi come specchio delle dinamiche che si muovono nel nostro profondo, spesso alla nostra insaputa, può aiutarci a capirci di più, oltre a muovere i passi su un percorso di risveglio spirituale che può (e deve) tradursi nella materia.
E come puoi essere sicuro che l’Archetipo che si manifesterà a te attraverso i Tarocchi è quello giusto? Lo scoprirai nella pratica. Non sceglierai mai una carta a caso, sarà la tua intelligenza corporea ad indirizzarti verso l’immagine che risuonerà con te e risulterà più idonea a mandarti un determinato tipo di messaggio. Perché è così che comunica l’Inconscio: attraverso simboli ed Archetipi, come nei tuoi sogni. I Tarocchi in questo modo rappresentano un alfabeto che la tua intelligenza può usare per comunicare con la parte più profonda di te.
I Tarocchi e il sentiero misterico
“Le tarot contient de 22 lames ses leçons: Le tarot comprende nelle sue 22 lame le sue lezioni
Le tarot qu’on tient, devin de l’ame, c’est le son/ il tarot che si tiene, indovino dell’anima, è il/nel suono.”
Si tratta di un esempio di codice che dietro alle parole semplici, spiega come svelare i segreti dei Tarocchi grazie alla langue des oiseaux.
I Tarocchi di Marsiglia usano molto una lingua codificata conosciuta come “argot”, che deriva da “art gothique”, l’arte gotica che ha visto nascere le più belle cattedrali; l’argot è anche chiamata “langue des oiseaux”, lingua degli uccelli in francese perché nasconde nel suono il vero significato mentre la parola scritta depista il curioso. In questo modo, solo chi era iniziato, o aveva la sensibilità necessaria ad approcciarsi ai misteri, poteva comprendere la profondità dei messaggi delle lame.
E qui, faccio una piccola osservazione, così en passant: molte conoscenze misteriche sono confluite nei giochi; forse era il modo migliore per assicurarsi che almeno il supporto, che fungeva da metodo mnemonico, sarebbe sopravvissuto al tempo (e alle tante persecuzioni).
Esempi: il Tric-Trac, il gioco della campana, gli scacchi, il gioco dell’oca, ecc.
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