Guarda il video sulla 3° Trappola del percorso spirituale ( o bypass spirituale): il culto del Maestro (pubblicato su Facebook)
“Quando il saggio indica la luna,Lo stolto guarda il dito.”
Ho scelto questo proverbio cinese per parlarti di come ho vissuto è superato la terza trappola del percorso spirituale, ovvero, il culto del maestro.
Ho incontrato questa trappola diverse volte e devo ammettere che questa è stata la più difficile per me da superare. Nel mio percorso, ho incontrato diverse guide, diversi maestri, e alcuni più di altri Mi hanno permesso di vivere appieno questo tranello che si basa fondamentalmente sul principio d’idealizzazione del maestro.
Cosa significa idealizzare il maestro?
Significa esagerare le virtù, le capacità del Maestro o della guida, sminuendo allo stesso tempo le proprie qualità e capacità, col risultato di avere la percezione di ritrovarsi di fronte a qualcuno di irraggiungibile che incarna la perfezione dell’insegnamento che trasmette.
Qui siamo di fronte a un problema multiplo:
1. Si idealizza il maestro, col rischio di idolatrarlo.
2. Si sminuisce se stessi, col rischio di negare le proprie capacità, talenti, virtù, e di conseguenza non sentirsi mai pronti o capaci di agire nel mondo. Ci si sente sempre in difetto.
3. Il terzo rischio, il più grande secondo me, è quello che porta a una dinamica di fanatismo religioso dove il maestro o la guida si riveste, ai nostri occhi, del ruolo di Salvatore o Salvatrice per tutti quanti.
Come puoi vedere, questa trappola è molto disfunzionale e può allontanarci molto dal percorso spirituale. A volte può addirittura portarci al dogma.
Come questa trappola può portare al dogma?
Semplice.
Piano piano finiamo per dare più importanza al maestro che al suo insegnamento, a perdere di vista come ciò che ci trasmette può aiutarci a percorrere il nostro cammino sulle nostre gambe, in maniera autonoma.
Ci leghiamo a lui attraverso un patto di lealtà e dimentichiamo come agire con rispetto e consapevolezza verso di noi, il nostro essere autentico, e a volte verso chi la pensa diversamente.
Perché cadiamo in questa trappola?
Per capire questo, occorre osservare il terreno di partenza, ovvero, cosa noi portiamo in questa relazione.
Spesso, ciò che emerge è una ricerca della figura genitoriale: si cerca un padre, una madre spirituale chi può rimpiazzare la figura dei nostri genitori. Non è più una guida che cerchiamo, qualcuno che faccia un pezzo di strada con noi e condividi allo stesso tempo le sue conoscenze, le sue esperienze,… ciò che sotto-sotto cerchiamo è qualcuno da seguire, che ci dia quel tipo di nutrimento di qui abbiamo bisogno: attenzione, premura, dolcezza, regole, sicurezza, assenza di responsabilità, il non dover fare scelte difficili, qualcuno che ci dica cosa fare.
Si cerca qualcuno che, secondo noi, potrebbe colmare un vuoto, lenire una ferita interiore legata al nostro Bambino Interiore.
Come evolve questa trappola del culto del maestro?
1. Si idealizza il maestro, la maestra, chi diventa un modello di perfezione e si cerca di copiarlo ( nei comportamenti, nelle parole, nei gesti, nel vestirsi come lui o lei) e Noi finiamo per esserci sempre meno nel nostro modo di essere e vivere: il nostro essere si diluisce nell’immagine del maestro.
2. Sì accoglie il suo insegnamento come se fosse una verità assoluta senza un minimo di senso critico, senza porsi domande e lo si difende a spada tratta qualora una persona faccia delle domande scomode o nutri dei dubbi. Ci si chiude in una fortezza di certezze e si finisce per filtrare la realtà attraverso le credenze interiorizzate.
3. Il maestro finisce per occultare l’insegnamento stesso: la sua immagine occupa così tanto spazio nella nostra mente che confondiamo insegnante e insegnamento e qualora il periodo di “innamoramento” (o simbiosi) finisse, rischieremo di buttare nel dimenticatoio anche l’insegnamento, anche se questo è prezioso.
4. Nei casi più estremi, ma non per questo più rari, ahimé, può portare al fanatismo e alla quarta trappola di qui che parlerò la prossima settimana: quella delle elitarismo con tutti i problemi che ne conseguono.
Apro una parentesi.
Al livello sottile, è vero che quando un maestro raggiunge un certo livello, che sia per le sue virtù morali, etiche, per le sue conoscenze o capacità,… riesce a farsi canale di un certo flusso di energia. In questo caso, può permettere ad alcune persone di “innestarsi “a questo flusso in modo che possano beneficiarne.
Non spetta a me dire se è giusto o sbagliato; Tuttavia credo che sia fondamentale che una persona che decide di fare questo tipo di patto col un maestro lo faccia con consapevolezza, conoscendo anche gli eventuali rischi di questo tipo di pratica.
E qui chiudo la parentesi.
Bene.
Come si supera questa trappola?
A rischio di ripetermi, credo che il modo migliore per superare molte delle trappole del percorso spirituale sia quello di mantenersi sulla sacra via di mezzo, con la consapevolezza che nessuno è perfetto e nessuno deve esserlo.
Ciò che possiamo fare è ricordarci che ciò che conquistiamo nel percorso è l’espressione del nostro essere autentico, vero, profondo, che agisce nel mondo, nel rispetto della sua unicità.
Non veniamo al mondo per essere delle fotocopie di qualcun altro ma per essere noi stessi, per scoprire chi siamo davvero e onorare la nostra vita.
Quindi, può essere utile riconoscere le qualità del maestro, certo, ma anche i suoi difetti. Non per giudicarlo, ma per vederlo nella sua umana imperfezione, per riconoscere la sua umanità. Semplicemente.
E spesso, c’è molto da imparare dai propri maestri quando vivono anche loro i loro momenti di fragilità o vulnerabilità, quando ci danno la possibilità di vedere i loro difetti:
– possono insegnarci cosa possiamo fare quando affrontiamo anche noi questi momenti
– oppure, possono mostrarci ciò che non vogliamo diventare, ciò che non risuona con noi.
Si può imparare tantissimo anche dai difetti dei propri maestri, credimi!
Dopotutto il maestro non è colui che non cade mai ma colui che è caduto più degli altri e ha capito come rialzarsi (e lo trasmette agli altri!).
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