Ti è mai capitato di sentire o leggere cose del tipo: “bisogna praticare il non-giudizio”?
Spesso quando sentiamo parlare di questo non-giudizio, pensiamo di dover sospendere un determinato tipo di giudizio, il giudizio negativo, il puntare il dito verso l’altro perché…
Mentre punti il dito per giudicare, ricorda che altre tre dita sono puntate verso di te
Ma è davvero così?
Prima di tutto, diamo per scontato che il giudizio sia per forza un giudizio negativo, nel miglior dei casi una critica svolta a far luce su alcune debolezze, nei peggiori invece, atti di vero bullismo, sia a livello individuale che collettivo.
Ma giudicare, cosa significa realmente? Significa pronunciare la propria sentenza, e quindi non contempla per forza di cosa un giudizio negativo, perché può essere anche positivo; infatti “giudicare” ha anche valenza di stimare…
Quando si parla di non-giudicare, a rigor di logica bisognerebbe sospendere il giudizio sia negativo che… positivo!
Perché il giudizio che pronuncio nei confronti degli altri si ripercuote su di te?
Viviamo in un mondo governato dall’idea di dualità, in cui ogni cosa, concetto, idea, azioni comprende un aspetto “luminoso” ed un aspetto “buio”.
Per esempio, l’aspetto oscuro della luce è proprio l’ombra che essa stessa proietta quando incontra una terza parte: se non ci fosse un raggio di luce accecante, l’albero non proietterebbe la sua ombra, giusto? Invece quando il tempo è nuvoloso, difficilmente vedrai le ombre proiettate, perché è una luce tenue, neutra.
Più esacerbiamo un aspetto “luminoso” e più aumentiamo la sua controparte buia, per mantenere l’equilibrio tra due estremi.
La via di mezzo
L’equilibrio sta nel mezzo e non agli estremi di uno spettro fatto di luce ed oscurità, dove la luce è il bene e l’oscurità è il male. In natura non esistono bene e male, esiste la vita e la morte, e non sono concetti lineari e precisi neanche lì, perché si compenetrano: dal momento in cui qualcosa nasce, il conto alla rovescia verso la morte comincia, più il tempo passa e più il seme della morte cresce, è naturale. Poi arriverà il momento della morte, il fine che contiene il seme di un nuovo inizio; così si riparte per un altro giro!
Non c’è una reale morte intesa come qualcosa che sparisce e non esiste più, ma una successione di stadi, di trasformazioni da uno stato ad un’altro: il seme muore e diventa germoglio, poi cresce e diventa albero, muoiono le foglie che cadono sulle sue radici, esse concimeranno la terra e i loro elementi verranno riassorbiti dall’albero, e il ciclo della vita continua; ad ogni giro di ruota, è un ciclo nuovo, mai lo stesso di quello precedente.
Torniamo al giudizio.
Esso funziona come una bilancia: più giudichi gli altri e più giudichi te stesso in modo inversamente proporzionale, perché paragoni te agli altri. Quella modella sulla rivista ha un corpo meraviglioso? Ok. Come ti senti poi se guardi il tuo corpo allo specchio? Se vedi una persona bella, avrai tendenza a sentirti più brutto/a; se invece la giudichi brutta, ti sentirai rincuorato/a, o sbaglio?
Il confronto sleale con il riflesso
A livello spirituale è la stessa cosa: se ti confronti con persone che sono all’inizio del loro percorso, avrai tendenza a sentirti più evoluto/a e quindi superiore; e più ci sarà giudizio in questo senso e più avremmo la tentazione di nutrirci di questa sensazione di superiorità, spostandosi verso un’idea dogmatica e rigida della ricerca spirituale. Se invece ci confrontiamo con persone che vengono da un percorso spirituale più lungo e vissuto del nostro, molto probabilmente ci sentiremo dei pivelli; perché la macchina del giudizio lavora in questo modo: se da una parte la lancetta si alza, dall’altro lato si abbasserà; così avremo tendenza a volersi trovare dalla parte che ci avvantaggia di più per sentirsi meglio.
Accettare quello che è non significa non evolvere!
Che succede se sospendi il giudizio negativo e positivo?
Non possiamo più paragonarci agli altri, il punto di riferimento non è più esterno perché gli altri sono come sono, nel bene e nel male, secondo il loro percorso, e va bene così. Ma a chi ci paragoneremo allora? Con grande probabilità, solo a noi stessi.
Rottura con i paragoni esterni
La nostra attenzione sarà molto probabilmente rivolta verso l’interno, spingendoci a muoverci non più su un asse esterno bene-male ma sul nostro asse interno rispetto ad una linea temporale prima-dopo, si affievolirà la tendenza a volersi sminuirsi o vantarsi, ci accetteremo per come siamo, con i nostri fallimenti e successi, riconoscendo in ognuno di loro il piccolo seme antagonista: nei nostri fallimenti si nasconde il seme dell’esperienza, nei nostri successi si nasconde il seme della caduta. È un bene, è un male? Assolutamente niente di tutto ciò, è solo parte della vita. L’esperienza ci aiuta a raggiungere il successo, la caduta ci porta a fare esperienza. Non è né bene né male, è utile per noi in quel determinato momento.
Il vero lavoro interiore comincia qui.
Avendo una visione più chiara del tuo percorso, riuscirai a capire più facilmente gli aspetti della tua vita sui quali occorre lavorare per stare meglio e sarà un lavoro più efficiente perché alleggerito dalle emozioni che possono decorrere da un giudizio mal vissuto: frustrazione, rabbia, tristezza,…
Stranamente, a non giudicare gli altri, ti sentirai meglio tu. Tuttavia questo implica un serio lavoro su di te: significa che il giudizio che gli altri potranno esprimere anche nei tuoi confronti non farà più vibrare le tue corde, le tue ferite interiori e debolezze, ma anche le tue aspettative.
Sospendere il giudizio significa riuscire a non giudicare più gli altri, ne se stessi in maniera sia negativa che positiva ma accogliere e rispettare il percorso di ognuno.
Non giudicare significa che non hai più bisogno di paragonarti agli altri per sapere chi sei. Share on X
Ma come per ogni aspetto della crescita interiore, arrivare a questo punto non deve essere la meta ma una tappa del viaggio, deve avvenire da sé in conseguenza al lavoro che farai su di te, non deve essere sforzato altrimenti si cadrà di nuovo in un tipo di estremismo che si cercava all’origine di evitare.
L’uomo non è né un angelo né una bestia, e purtroppo, quando vuol fare l’angelo, finisce per fare la bestia.-Blaise Pascal
Quindi se realmente vuoi riuscire a raggiungere questa via di mezzo, questo stato di non-giudizio, dovrai prima di tutto lavorare sulle tue corde sensibili, perché alla fine dei conti il giudizio è un meccanismo di difesa, un “Non toccare!” su un punto doloroso.
Nessuna forzatura dura nel tempo, anzi, spesso fa emergere il suo lato contrario quindi è meglio arrivare a questa via di mezzo in modo naturale.
→ Se questo articolo ti è piaciuto, non esitare a condividere! Grazie.
Vuoi rimanere aggiornat@ ?
Iscriviti alla newsletter e riceverai la lista dei migliori articoli e delle news più discusse.
You might also like
Riscopri il potere della gratitudine
5 Settembre 2021
Conosci i bisogni fondamentali della tua Anima?
28 Ottobre 2020
Come uso i Tarocchi: tra filosofia, simbolismo e Kabbala
2 Aprile 2020
Leave A Reply