L’importanza della prova nel percorso interiore
Hai fatto caso che quando ci sentiamo persi o arriviamo alla fine di un capitolo della nostra vita, cerchiamo di metterci alla prova per trovare le risposte?
Quel “ricomincio da me” spesso si traduce in un cambiamento sofferto ma voluto : cambio di lavoro, di “routine”, trasloco, cambio di paese, e per i più coraggiosi addirittura il pellegrinaggio… Sentiamo la necessità di metterci alla prova per ritrovare se stessi dopo aver vissuto qualcosa di doloroso. È istintivo, non sappiamo da dove ci viene questo impulso però si manifesta come un bisogno impellente, una necessità.
Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.
-Khalil Gibran-
Un fermo immagine
È come se la fatica fisica, quel dolce dolore, in qualche modo riuscisse a schiarirci le idee, a permetterci di entrare in contatto con una parte di noi che sentiamo troppo poco, capace di portarci quelle piccole-grandi comprensioni su noi stessi e quello che ci circonda.
Infatti l’intimo legame tra corpo e mente viene sfruttato per giungere alla visione in diverse tradizioni sciamaniche, portando il corpo ad un punto di rottura e favorendo così il raggiungimento di uno stato alterato di coscienza che ci permetta di capire, vedere o percepire la realtà in modo più ampio.
Il dolore è un severo maestro
Quello che facciamo al nostro corpo si ripercuote sulla nostra mente: se onoriamo il nostro corpo con le dovute attenzioni e ne riconosciamo la sacralità rispondendo alle sue necessità, la nostra mente tenderà naturalmente ad essere anch’essa più equilibrata.
Ma di cosa necessita il nostro corpo? I suoi bisogni sono semplici e basilari, oserei dire elementali! Necessita di aria, acqua, nutrimento, movimento e riposo; tutte cose molto semplici ma che fatichiamo ancora a giostrare a dovere per mantenerci sani e forti.
Connessione tra mente e corpo
L’equilibrio è una nostra responsabilità
Se non rispettiamo il nostro corpo, di conseguenza non funzionerà a dovere e questo si ripercuoterà sulla nostra mente che, zoppicante anche lei, ci spingerà a fare scelte sbagliate… È così che ci ritroviamo incastrati in un circolo vizioso. Però possiamo venirne a capo a patto di prenderci le nostre responsabilità e rimboccarci le maniche. Questo capita grazie ad una presa di coscienza più o meno improvvisa, più o meno voluta, più o meno dolorosa, come quando si giunge alla fine di un capitolo della nostra vita.
Perché abbiamo bisogno di arrivare a questo punto per aprire gli occhi? Semplicemente perché il dolore funge da elettrochoc. Per un attimo la comunicazione tra corpo e mente viene interrotta sforzandoci a fare una sorta di “riavvio“, un “reset“. In quel preciso attimo di interruzione, siamo catapultati verso il nostro centro.
Il dolore è un grande maestro, però nessuno vuole essere il suo discepolo.
-Hasier Agirre-
Quel centro, quel nostro mondo interiore è la parte di noi che tanti cercano attraverso le tecniche più disperate, è la nostra “biblioteca di Alessandria“, è il luogo dove possiamo trovare le risposte che cerchiamo.
Il nostro pulsante “reset”
Durante il momento di sconnessione dal pilota automatico, durante questo reset, intravediamo questo centro ed in esso sappiamo che si trovano le risposte che cerchiamo; per questo motivo sentiamo questo desiderio di ritrovarlo in qualche modo. Veniamo catapultato in esso inconsapevolmente attraverso il dolore, di seguito lo ricercheremo attraverso la fatica, consci che la strada verso il cambiamento richiede sincerità, lavoro, onestà, disciplina ed umiltà. Tutti valori sacri per chi decide di imboccare la via dell’apprendimento e della crescita.
La via della crescita interiore è cosparsa di prove. Share on XDetto questo, possiamo imboccare la strada della crescita senza per forza arrivare al punto di rottura, prendendo solo coscienza che la nostra vita è la conseguenza delle nostre scelte e azioni, scegliendo quindi di agire in modo equilibrato e seguendo quello che viene definito come la via del Tao ; ma ammettiamolo, siamo di natura pigra e spesso l’unica cosa che ci aiuta a smuoverci dal nostro torpore è una bella scossa.
La prova è un’opportunità
Quindi possiamo riconoscere in questa scossa, questo dolore, una grande opportunità (e non un’improbabile punizione divina), per rimetterci sui binari e permetterci di fare il punto della situazione, per imparare e trovare la nostra via. Oltre a tutto questo, abbiamo anche l’opportunità di ricevere un’enorme dono che ci servirà per tutta la vita: la consapevolezza che è lavorando su di sé che la nostra vita migliorerà.
Perché siamo gli unici in grado di cambiare la nostra vita, nessun’altro può (o deve) farlo al posto nostro.
Solo noi abbiamo le chiavi che ci permettono di accedere al nostro centro, alla fonte interiore del sapere. Il dono della prova è questa chiave, la chiave del nostro tempio.
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