Durante questa lunazione, ci dedicheremo ai piaceri ed al loro ruolo nel raggiungimento dell’equilibrio spirituale.
Piacere e spiritualità sono nella nostra cultura due temi che si contrappongono fortemente: da una parte troviamo i meri piaceri superficiali che portano alla perdizione e dall’altra la salvezze e la redenzione attraverso l’ascetismo. Vuoi che ti dica una cosa? Resetta tutto!
Cos’è il piacere?
Difficile da spiegare a parole, meno a sensazioni, ecco cos’è il piacere…
- Senso di viva soddisfazione, che s’identifica con l’appagamento di appetiti, desideri, aspirazioni.
- Il piacere è un sentimento o una esperienza che corrisponde alla percezione di una condizione positiva, fisica ovvero biologica oppure psicologica, proveniente dall’organismo.
Quindi il piacere è un’esperienza percepita come positiva, che sia a livello fisico, biologico o psicologico; che s’identifica con un senso di soddisfazione ed appagamento.
Perché mai uno stato di soddisfazione dovrebbe frenare l’uomo nella sua evoluzione spirituale? Il problema del piacere è che crea una dolce dipendenza e difficilmente riusciamo a dire “basta”, sfortunatamente è proprio questa incapacità di porre un limite alla ricerca del piacere che ci ha portato all’estremismo “tutto o niente”. Non è la ricerca del piacere che ci frena nel nostro percorso ma la nostra tendenza ad essere squilibrati. Non riusciamo a trovare il giusto mezzo.
Piacere e Dolore
Il Dolore è il gemello diverso del Piacere. I filosofi greci infatti li studiavano entrambi prendendo però delle posizioni assai contrarie in base al loro pensiero di base, basta pensare alla differenza di pensiero sul binomio piacere-dolore tra gli Epicurei e gli Stoici per capire quanto importante per l’Uomo rivestivano comunque questi concetti. Potrebbe essere interessante concepirli come le 2 facce di una stessa medaglia, non solo contrapposti ma complementari in cui l’uno controlla l’altro.
Se ci badiamo bene, il dolore controlla il piacere quando questo comincia a superare un certo limite. Prendiamo per esempio il tuo piatto preferito. Il piacere nel gustarlo forse ti spingerà a mangiarne quantità oltre il buon senso finché… subentrerà il fatidico mal di pancia con annessi nausea e quant’altro. Il dolore segnala che il comportamento che conduceva ad un piacere specifico ha portato il corpo in uno stato di disequilibrio. Tanto più ci ostineremo in questo caso ad ignorare questi segnali, tanto più sarà salato il conto da pagare!
Nello stesso modo potremo prendere per esempio il momento in cui sia il piacere a controllare il dolore: vi ricordate quelle rovinose cadute sulla ghiaia quando eravamo piccoli e l’orribile momento in cui bisognava pulire accuratamente quelle ferite sulle ginocchia? Se sei stato scalmanato quanto me da piccolo/a, sono ricordi indelebili per il dolore della ferita… e delle cura stessa! Ricordo però altresì la sensazione di sollievo quando dopo la disinfezione, si soffiava sulla ferita ancora molto dolente. Era una piccola finestra temporale di tregua dal dolore.
Il dolore ed il piacere consistono in un segnale del corpo, tradotto in linguaggio binario per essere capito dalla mente, per illustrarci dove ci collochiamo rispetto ad uno stato di equilibrio.
Possiamo anche imparare a modulare gli effetti dell’uno e dell’altro, basta pensare allo sport: la corsa potrà essere molto faticosa ed il riposo altrettanto godurioso, questo momento di calma non sarebbe altrettanto piacevole senza lo sforzo però. Quando riusciamo a modulare queste due sensazioni, riusciamo più facilmente a capire il linguaggio del nostro corpo ed a portarlo sulla strada del’equilibrio rafforzandolo ed aumentando la sua energie. Cosa significa tutto questo? Riuscendo a capire il nostro corpo ed aumentando la nostra energia, riusciremo maggiormente a proseguire anche sulla nostra strada spirituale; ormai lo sai bene, nessun albero fruttifica senza radici forti e sane. Ma se è così, perché ci sentiamo in colpa nel provare piacere?
Piacere e senso di colpa
Semplicemente perché con il tempo, con le credenze religiose,ecc… abbiamo dimenticato che il corpo è importante tanto quanto lo Spirito! A furia di concentrare la nostra attenzione su tutto quello che riguardava la spiritualità, abbiamo cominciato a creare una dicotomia lì dove non c’era all’origine. Con l’avanzare del tempo, questa dicotomia si è così potenziata da demonizzare il corpo e tutto quello che lo riguardava, compreso il suo linguaggio. Da qui è partito la battaglia contro il piacere che dava un senso di soddisfazione al corpo. Logicamente, anche il dolore avrebbe dovuto essere demonizzato ed invece, il dolore dando un messaggio percepito come negativo è stato invece enfatizzato. Così è stato usato come strumento di punizione per il corpo e di elevazione per lo Spirito. Tuttavia la Natura ristabilisce sempre l’equilibrio, siamo così arrivati ad uno stato in cui si prova piacere dal provare dolore e/o infliggere dolore e questo piacere derivato dal dolore è stato poi giudicato “giusto”; invece provare il semplice piacere, condannato perché ritenuto come appagamento del corpo e quindi “vizioso”, era ritenuto sbagliato e quindi vergognoso.
Da lì deriva il senso di colpa nel provare piacere (e di questo parleremo insieme durante la #RDAchat su twitter di questo giovedì 7 maggio alle ore 21).
Questo meccanismo contorto è da resettare totalmente perché, oltre ad essere falsato e dannoso, ci allontana pure dalla meta per la quale era nato: il raggiungimento di uno stato spirituale elevato. Invece di salire, abbiamo toccato il fondo ed abbiamo cominciato a scavare.
Recuperare il linguaggio sacro
Se sei davvero interessato/a a proseguire sulla strada spirituale: concentrati sul tuo corpo! Questo corpo cela in sé più informazioni di quello che potresti sperare, più conoscenze da quello che potresti leggere nei libri se almeno fossimo capace di capirlo e comunicare con lui. Impara a percepire il mondo attraverso i tuoi sensi, magari un senso alla volta. Solo questo semplice esercizio ti farà capire che la stessa realtà può essere percepita in 5 modi diversi dalla stessa persona. Come possiamo quindi pretendere che TUTTI noi percepiamo il mondo nello stesso modo? Senza parlare del fatto che, da un senso all’altro, le informazioni sono totalmente diverse e non più collocabili su una scala binaria: giusto-sbagliato, buono-cattivo. Mentre la mente ti spinge a pensare in modo lineare, il corpo invece ti spinge a considerare il mondo a 360°, perché non si focalizza sulla forma generale ma considera ogni dettaglia allo stesso modo uscendo dalla logica mentale gerarchica.
Per questo motiva si parla così tanto del riuscire a godersi i piccoli piaceri della Vita: perché quando riusciurai a vedere la bellezza in una goccia di rugiada, liscia e perfetta, sul petalo di un fiore che si apre ai caldi raggi del sole, quando riuscirai a provare una sensazione di appagamento nel sentire il profumo carico di promesse di un nuovo giorno che comincia, quando sarai in grado di percepire e non più giudicare la saggezza nascosta del tuo corpo che ti apre a nuove forme di insegnamento… allora sì, avrai imparato il linguaggio sacro della natura, lo stesso linguaggio del tuo corpo. Allora avrai i strumenti per COMINCIARE a camminare sul sentiero spirituale. Perché lo Spirito e la Natura vengono dallo stesso grembo, dalla stessa Fonte divina; perché la Conoscenza sacra è celata nel Cuore del Creato, il punto d’unione tra Padre Cielo e Madre Terra.
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