Le origini degli oracoli risale alla notte dei tempi. Anche se gli oracoli più conosciuti del mondo antico sono quelli Greci (come quello di Delfi, per citare il più famoso), alcuni studiosi fanno risalire la tradizione degli oracoli a quattro millenni fa (2000 A.C). In Egitto, il più antico oracolo sarebbe stato quello della dea egizia Uadjet (Wadjet, Uto o ancora Buto), la dea-Cobra, protettrice del Basso Egitto (e come tale presente sulla corona del faraone), il cui culto risalirebbe addirittura al paleolitico.
Secondo Walter Burket, mitografo e professore all’università di Zurigo, l’oracolo egizio di Per-Wadjet (attuale Tell El Fara’in, che significa “Collina dei faraoni”, situato a 95 km da Alessandria) sarebbe all’origine della diffusione della tradizione oracolare in Grecia.
E quando sai che l’oracolo di Delfi era famoso per la sua Pizia (in greco antico: Πυθία, Pythía), la sacerdotessa che prediceva il futuro e che era chiamata anche Pitonessa, in riferimento a Pitone (il serpente/drago “sconfitto” da Apollo), diciamo che qualche domanda ci viene.
L’oracolo di Delfi: tra visioni, vapori ed alloro
L’oracolo greco di Delfi, dove era presente l’ Omphalos, una pietra intagliata considerata come l’ombelico del mondo (nota bene i motivi intagliati, ti tornerà utile dopo), non è stato il primo oracolo della zona.
Pare in effetti che il santuario, costruito secondo la leggenda dalla carcassa del serpente ucciso da Apollo, fu impiantato sopra un precedente oracolo pre-ellenico dedicato ad una divinità femminile. Pure il serpente/drago custode dell’oracolo sarebbe stato in origine femmina: la drakaina si sarebbe chiamata Delfina (Δελφινης in greco), nome dal quale deriverebbe quindi Delfi. Di questa origine più antica si hanno tracce negli Inni Omerici che datano del VII secolo A.C.
Già arrivati a questo punto, possiamo notare alcune curiosità: la presenza del serpente e il legame tra l’oracolo e la divinità femminile; ma andiamo avanti.
L’alta sacerdotessa, la Pizia o Pitonessa, prediceva il futuro inalando vapori che scaturivano dalla terra e masticando foglie di alloro, sacre ad Apollo. Secondo alcuni studiosi (ma le indagini sono ancora in corso), questi vapori avrebbero potuto essere delle fuoriuscite di etilene che filtravano attraverso la roccia in seguito ad un terremoto che avrebbe causato una rottura nella roccia.
L’inalazione del gas, in aggiunta all’alloro, che se consumato in grandi quantità può causare sonnolenza, induceva quindi la profetessa in uno stato di trance che le permetteva di entrare in comunicazione col divino.
Gli oracoli legati agli alberi: la sacra quercia di Dodona
Degli oracoli di Dodona (dedicato a Zeus) e del suo “gemello” a Siwa in Libia (dedicato a Zeus-Amon), si sa che erano antecedenti all’oracolo di Delfi e che la loro reputazione oltrepassava i confini nazionali.
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Questi oracoli antichi erano stati, secondo la leggenda, indicati da due colombe nere che si sarebbero posate ognuna in un luogo ben preciso, dando luogo alla costruzione dei rispettivi santuari oracolari. Nella fattispecie, queste due colombe nere erano in realtà due schiave provenienti dall’Egitto (aridaje!) che avrebbero scelto il luogo del santuario in base ad una conformità specifica del terreno.
Gli oracoli e le linee draconiane
A Dodona, c’era la quercia, albero sacro a Zeus (che lui adorava fulminare); ma al livello scientifico si sa che le querce prosperano sui cosiddetti “nodi geopatogeni”, i nodi radianti che aumenterebbero di intensità in corrispondenza di fessure geologiche del terreno, falde acquifere, sorgenti sotterranee, falde freatiche, concentrazioni di metano o altri gas, che spesso seguivano la griglia geomagnetica individuata dal dottor Ernst Hartmann (1915-1992).
Ovviamente, la conoscenza di queste vie telluriche e dei punti in cui l’energia diventava più forte, era ben conosciuta in antichità praticamente ovunque nel mondo: gli Egizi costruivano i loro edifici in funzione dell’energia tellurica che scaturiva dal terreno, in Cina è rimasta la millenaria tradizione del feng shui che, attraverso uno studio approfondito dell’ambiente è in grado di individuare i punti energetici favorevoli e sfavorevoli; i Nativi Americani seguivano il comportamento di alcuni animali ed insetti (le formiche, come i gatti, adorano stare in corrispondenza di punti geopatogeni).
Il veleno, preso a piccole dosi, diventa medicina
In un modo o nell’altro, ritroviamo la figura del serpente o drago (il custode dei tesori della Terra) legato al mondo oracolare e alle profezie e ciò che non possiamo evitare di notare è che le sacerdotesse (o sacerdoti) legati ai santuari erano esposti, per la durata del consulto, ad un’intossicazione (attraverso le inalazioni di gas, l’assunzione di piante, la presenza in luoghi energetici particolari) che in qualche modo li portava ad uno stato di trance, di percezione alterata/ampliata della realtà.
Ecco che, simbolicamente parlando, usavano il veleno del serpente per comunicare con gli dei, per accedere alla realtà non-ordinaria dov’è possibile entrare in contatto col mondo invisibile e chiedere consiglio o predizioni del futuro. Questa metafora ricorda molto il mito secondo il quale il sangue di Medusa diede origine alla medicina (ne parlerò in un prossimo articolo).
Ma il linguaggio della realtà ordinaria e non-ordinaria sono ben diversi: se da una parte abbiamo le parole e i concetti intelligibili della nostra mente razionale, dall’altro ci confrontiamo col linguaggio dell’inconscio, fatto di simboli, immagini e metafore, che non è sempre facile decodificare e che può portare a confusione. Ecco perché spesso gli oracoli erano così ostici da interpretare.
Detto ciò, la tradizione oracolare non è morta con il mondo antico ma è sopravvissuta fino ai giorni nostri. Purtroppo, spesso si confonde la natura dell’oracolo con il supporto che usa (non è l’alloro o i vapori che parlano, ma la persona) e si dimentica che è la capacità della persona (che si fa canale) di entrare in trance, in uno stato alterato di coscienza, e quindi è la capacità di entrare in comunicazione con gli Spiriti (dei o Archetipi, che dir si voglia) che determina la capacità di “oracolàre” (dal latino ōrāre, parlare, pregare).
Destino o libero arbitrio? Questo è il problema…
Va precisato che in diverse tradizioni (come quella araba, per esempio) si poneva l’uomo tra il suo destino e il libero arbitrio, dandogli sempre, secondo le sue azioni, la libertà di cambiare il corso della vita che avrebbe ereditato alla nascita (e questo, possiamo ritrovarlo nelle ultime ricerche fatte in campo genealogico in cui spesso è il bagaglio familiare a dirigere l’individuo verso una strada piuttosto che un’altra). L’oracolo ricopriva anche la funzione di preghiera e di consiglio divino, oltre a quella profetica.
Un esempio chiaro di questa funzione si ritrova nell’Illiade di Omero dove Achille deve scegliere tra una vita breve e gloriosa e una lunga ed noiosa:
Achille sa da sua madre che (Il. IX, 411)
un duplice fato mi conduce al termine di morte:
se resta a combattere (Il. IX, 413-415)
è precluso a me il ritorno, ma avrò gloria immortale;
se invece andassi a casa nella cara terra dei padri,
sarebbe perduta per me la nobile gloria…
Achille fece la sua scelta e morì gloriosamente in battaglia.
Questo racconto ci mostra che ognuno di noi traccia il suo cammino compiendo alcune scelte piuttosto di altre; l’oracolo in questo senso funge solo da consigliere, al quale si può prestare l’orecchio oppure no, sapendo che la decisione ultima rimane sempre e solo nostra.
→ Detto ciò, se c’è una domanda che ti tormenta e senti il bisogno di avere un consiglio, puoi chiedere un consulto oracolare. Riceverai un messaggio che ti permetterà di vedere la situazione da un altro punto di vista, un consiglio che potrebbe farti riflettere e aiutarti sul Cammino.
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