Il bilancio, esperienza iniziatica
Quando giunge il tempo della bilancia, giunge il tempo del raccolto e del bilancio. Cosa prendere, cosa lasciare? Cosa usare, cosa tenere per il futuro? Ma a livello più personale, le domande sono molto importanti per sapere come proseguire sul proprio cammino:
- Cosa ho fatto fin’ora? Il mio operato fin’ora è cosa giusta e buona?
- Cosa devo lasciar andare?
- A cosa devo rinunciare per sacrificarmi a me stesso/a, rendermi sacro/a?
- Cosa devo coltivare per il futuro?
- Quali semi terrò da parte per seminare poi?
Sono molte domande che spesso rimettono tutto sui piatti della bilancia: lavoro, relazioni, legami, progetti… Si tratta di un momento di ricapitolazione e di stabilizzazione. Se al solstizio d’estate il Sole era diventato come un re forte e conquistatore; ora il tempo lo fa maturare e la sua energia maschile tende a renderlo un uomo saggio, più vecchio e riflessivo che preferisce possedere la Conoscenza invece dei tesori del mondo. Ma alla fine dei conti, sono forse la stessa e medesima cosa?
Arrivati all’ equinozio, il segno della bilancia deve essere ri-animato da noi, dobbiamo essere noi la personificazione di questo stato di equilibrio e saggezza. Non basta la conoscenza per essere saggio, ci vuole l’esperienza. La saggezza sta a metà strada tra teoria e pratica, tra conoscenza ed esperienza. Siamo saggi quando la conoscenza diventa parte del nostro essere e non solo della nostra mente.
Pensieri e memoria sono solo alleati ma dietro di essi ci deve essere l’uomo saggio che li deve comandare. Come Odino con i suoi Corvi: Huginn e Muninn, Pensiero e Memoria, appunto.
Odino era un dio-sciamano: re, guaritore, custode dei segreti e misteri: le rune.
Quando si parla di rune, si pensa ad un alfabeto, un sistema di scrittura ma le rune sono sopratutto degli simboli potenti, rinchiudono nella loro simbologia i segreti dell’Universo. Per questo motivo Odino dovette sacrificare la sua vista per guadagnarsele. Avere un occhio aperto sulla realtà ordinaria e l’altro aperto sull’altro mondo richiede un enorme sforzo per mantenere l’equilibrio e questo è possibile attraverso la rettificazione che procede il bilancio.
Abbiamo parlato di diversi miti in cui l’eroe perde la vista per acquisire la visione: Odino si sacrifica per le Rune, Tiresia riceve da Zeus il dono della profezia, Horus perde un occhio nella battaglia contro Seth.
Seth, Forza caotica per eccellenza, uccide e smembra Osiride in 14 pezzi per rubargli il trono. Iside parte alla ricerca delle membra di suo marito, ritrova tutti i pezzi tranne uno. Iside è la dea della magia (che riuscì per astuzia a svelare il nome di Ra) è “Signora della Terra”, nella quale sono con il tempo confluiti gli attributi di altre dee o Neter materne (come Hathor, motivo per il quale porta la corona portatrice del Sole). Iside non ebbe nessun figlio da Osiride dal suo vivo. Quest’ultimo invece ebbe un figlio con sua sorella Nefti, “Signora della Casa” che proteggeva i defunti, Anubi. Osiride (Signore della Vita) e Nefti (dea della Morte) procreano mentre Osiride ed Iside non riuscirono mai ad avere figli durante la loro vita, come Nefti e Seth d’altronde. Perché? Forse è solo questione di magnetismo. Dopo tutto, due poli uguali si respingono.
L’illusione della dualità, la verità della trinità: l’Uno
Iside recupera i membri di suo marito, tranne uno: il suo pene. Su consiglio di Thot, il membro pro-creatore viene rimpiazzato con uno d’oro (ne abbiamo parlato qui in passato). Iside (Vita) riesce questa volta ad avere un figlio da suo marito (ormai Signore dell’Aldilà) e nasce Horus, che combatterà Seth per riconquistare il trono di suo padre. Perderà un occhio in battaglia ma vincerà e per la prima volta, l’Alto Egitto ed il Basso Egitto verranno unificati sotto la stessa corona.
In questo mito possiamo quindi notare che le coppie Osiride-Iside e Nefti-Seth sono sterili se nella stessa “realtà/polarità”. Anubis e Horus sono infatti il frutto dell’amore tra Vita e Morte. Vita e Morte sono come i due piatti opposti della bilancia, ovvero le due facce della stessa medaglia. Serve sia la Luce che il Buio, e con l’asta, formano un triangolo sacro, una trinità.
Vorrei fare una piccola precisazione su Seth: non è una divinità malvagia a prescindere, è solo il Neter più sconosciuto, indomabile e temuto. In effetti esso proteggeva la barca di Ra dal terribile serpente Apophis che provava senza sosta di inghiottire il dio-Sole. Seth rappresenta il furore del deserto ma anche il mistero, la parte oscura e distruttrice ma non per questo negativa a prescindere, è il contro-peso che permette alla bilancia di svolgere la sua funzione.
Seth rappresenta la sfida, il principio caotico che evita lo status-quo, è il momento di sbilanciamento che permette al cerchio di diventare spirale. Seth, per quanto strano possa suonare, permette alla Vita di continuare, di fluire attraverso la sfida. Lui è l’opportunità di crescita e di evoluzione, è la rinuncia di cui abbiamo parlato nel precedente articolo.
Osiride era anticamente la divinità della vegetazione, ma la sua morte e resurrezione ne fa in seguito una divinità extra-terrena che assicura ai defunti la pace eterna. Per arrivare al cospetto del primo faraone i defunti dovranno passare le diverse porte dell’aldilà, superare le prove iniziatiche per essere ammessi al suo cospetto, e poi saranno giudicati tramite la pesatura del cuore.
Di nuovo entra in scena la bilancia…
Il cuore del defunto dovrà essere più leggero della piuma di struzzo, simbolo della dea Maat. Questo significa che il cuore che avrà memorizzato ogni azione durante la vita, testimonierà del rispetto dei principi della dea della Giustizia e dell’equilibrio.
Ogni anima che avrà fatto prova di disequilibrio durante la sua esistenza sarà allora trasformata, smembrata dalla dea Ammit. L’anima non sarà allora ammessa al regno di Osiride (l’aldilà) e sarà condannata all’oblio. In pratica, dimenticherà ogni cosa e, non essendo ammessa aldilà, dovrà tornare. In poche parole, sarà bocciata!
Queste storie mitologiche ci parlano del collegamento tra i mondi che crea, che permette alla Conoscenza di penetrare l’essere umano ma questo è possibile solo attraverso il sacrificio (il rendere sacro) e quindi la rinuncia dell’illusione. La Conoscenza è quell’ energia che fluisce grazie alla Sfida, alla morte che permette di rinascere.
Per nascere, la farfalla deve rinunciare alla protezione della crisalide altrimenti non potrò mai volare. Sarebbe così semplice e facile ma rimanere al sicuro non è il suo scopo!
L’Equinozio ci chiede quindi di fare il vuoto, di sacrificare noi stessi a noi stessi, per crescere e diventare canale di conoscenza, fare un bilancio per capire se stiamo andando nella giusta direzione, ci chiede di accettare le sfide come opportunità di crescita e di evoluzione perché verrà il tempo di rettificare la Via, di morire per poi rinascere, di chiudere un cerchio per cominciare a salire…
Ma prima di questo, ora è giunto il tempo di maturare, superare le sfide per poi imparare a vedere.
Segue: La ricerca della Visione
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