Il grande mistero della Vita paradossalmente si cela nella conoscenza della Morte, tema di questa Luna di ottobre. La morte ci fa paura perché non la conosciamo ma è davvero così oppure ce lo siamo solo dimenticato? I libri più complessi delle antiche civiltà riguardano per lo più i loro libri dei Morti. I nostri avi ci hanno lasciato parte della loro conoscenza più avanzata, frutto di secoli di osservazione e studio approfondito. Libri separati da continenti ed oceani, da linguaggi e culture diversi che nel loro cuore tramandano la stessa conoscenza…
La natura insegna
Sto osservando da anni, sola sul mio balcone la grande migrazione che ogni anno arriva… La aspetto con impazienza, con grande gioia e speranza. Ansiosa di essere presente a quell’evento per me così importante e per tanti così futile.
In questo periodo in cui noi festeggiamo i nostri morti, in cui i nostri avi celtici festeggiavano Samhain avviene la grande migrazione verso le Terre d’Estate.
Le Terre d’Estate simboleggiano quello che nella cultura cristiana viene definito “Paradiso”, luogo dal clima perfetto dove regna la gioia e l’abbondanza e dove ognuno è felice.
Questa mattina, come ogni anno, ho potuto ammirare ciò che gli Antichi ci esortavano ad osservare. La vita si ripete in ogni suo aspetto, l’Infinito tutto sta in questo mistero frattale e possiamo scorgere nei simboli tanta saggezza che ci aiuta ad intraprendere il grande viaggio verso la conoscenza… Ma siamo sicuri di avere occhi per vedere?
Il Corvo per esempio non era uccello di malaugurio ma ben messaggero tra l’alto e il basso, era l’annunciatore come il gabbiano era la guida che portava l’Anima dei morti verso l’aldilà.
I gabbiani sono tornati nella mia città una settimana fa, seguiti da una gran chiasso ad opera dei corvi… e sapevo che sarebbe successo di nuovo, come ogni anno.
Questa mattina il cielo si è riempito di piccoli uccelli, migliaia di piccoli uccelli divisi in gruppi con a capo un gabbiano che , seguendo le rotte magnetiche telluriche, li avrebbe condotti verso i paesi caldi, le famose terre d’estate. La grande Migrazione
Oltre il significato scientifico, vorrei soffermarmi di più su quello simbolico. Questi piccoli uccelli scuri (non so quali siano onestamente) dovranno affrontare un grande viaggio, l’ultimo viaggio di questo ciclo; potrebbe ai più far pensare all’anima dei Morti che ben spesso nella mitologia era raffigurato sotto le sembianze di uccelli. I Morti che raggiungono la Terra Felice grazie alle loro guide e grazie ai messaggeri (Angelo significa messaggero e guarda caso, è sempre raffigurato con le ali).
La lezione invece è un’altra: OGNI anno questo rito si compie: ogni anno migliaia di uccelli se ne vanno… ma arrivata la primavera, tornano!
Perché tornano proprio qui se in quelle terre calde si sta così tanto bene?
Fanno come le rondini, tornano per compiere il grande miracolo della Vita: la (pro-) Creazione.
Questa è un’altra prova che la Morte non è fine a se stessa ma che è parte di un ciclo infinito universale. la morte non è una fine, come la vita non è l’inizio perché non c’è né Alpha né Omega nel cerchio, o forse si compenetrano per formare l’Uno ed il Tutto…
Paura e conoscenza
Se ci guardiamo da più vicino, molte delle nostre paure affondano le loro radici nella nostra ignoranza della morte. Anche se ci siamo passati innumerevoli volte, ci siamo scordati di com’era di là, ci siamo dimenticati di molte cose: le nostre vite, i nostri errori, i nostri successi passati, la nostra vera identità e perché siamo qua. Abbiamo perso il Ricordo venendo al mondo e abbiamo paura di perdere ancora pezzi di noi lasciandolo. Ma cosa ci appartiene davvero? Non ci porteremo dietro né beni né affetti, né ricordi. Saremo spogliati di tutto, saremo davvero nudi quindi che cosa ci rimarrà di tutti i questi anni?
La pesatura dell’Anima nell’antico Egitto si faceva pesando il Cuore. Lui testimoniava delle azioni pure o meno perché registrava tutto, ricordava ogni cosa. Ma se lui ricorda anche oltre il grande Varco, anche nell’aldilà, dopo la morte… com’è che noi non ricordiamo nulla?
L’Amore, né nero né bianco
Ci sono 3 stadi nella nobile arte dell’Alchimia rappresentati da 3 colori:
- Nigredo o opera al nero
- Albedo o opera al bianco
- Rubedo o opera al rosso
La Rubedo, che rappresenta lo stadio ultimo desiderato dagli alchimisti, rappresenta la rinascita. Rossa come il Fuoco, come l’Amore, come il mantello della Fenice che muore e dalle sue ceneri rinasce. Rosso come la mela di Venere, rosso come il sangue che pompa il cuore… Ogni azione compiuta verrà ricordata da lui, colui che non può mentire, colui che ha custodito il Ricordo per tutto questo tempo mentre noi lo cercavamo nei 4 angoli del mondo. E quindi, forse il problema maggiore non è la paura del buio in sé ma il fatto che non sappiamo più com’è fatto il mondo, o meglio, come siamo fatti noi, chi siamo davvero. Abbiamo smarrito il Ricordo, lo ritroviamo solo dopo essere morti nella materia (nigredo) ed essere stati spogliati di tutto fino a diventare “puri” (albedo).
Ma se il Ricordo è sempre stato dentro di noi, nel nostro Cuore, se il seme della rinascita è sempre stato lì allora come facciamo a non sapere, a non ricordare?
“Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma – signore degli dei – decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: “seppelliamo la divinità dell’uomo nella Terra”. Brahma tuttavia rispose: “No, non basta. Perché l’uomo scaverà e la ritroverà”. Gli dei, allora, replicarono: “In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani”. E di nuovo Brahma rispose: “No, perché prima o poi l’uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie”. Gli dei minori conclusero allora: “Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere – sulla terra o in mare – luogo alcuno che l’uomo non possa una volta raggiungere”. E fu così che Brahma disse: “Ecco ciò che faremo della divinità dell’uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla”.
A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l’uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne,scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.”
Lo ripeterò fino alla nausea: nulla ci è stato occultato, abbiamo sempre avuto tutto quello che ci serviva sotto gli occhi ma come si dice “il miglior modo di nascondere una cosa è di metterla bene in vista”.
Un forte abbraccio a chi come me ammira la Grande Migrazione e un augurio di felice viaggio per chi lo compie.
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