E’ una lunazione complicata questa Luna di novembre, è chiamata anche Luna degli Antenati, Luna della povertà, Luna del dolore. Temi cupi che ci portano all’introspezione, alla riflessione profonda, al buio.
La paura o la discesa negli Inferi
In questo buio ci troviamo i nostri mostri interiori: le nostre paure, i nostri demoni e tutto quello che vorremmo nascondere sotto il tappetto, pezzi di noi compresi. Ma questo è il tempo in cui l’oscurità viene a galla, in cui la paura tende a prendere il controllo delle nostre emozioni portando solo ulteriore caos nella nostra vita.
Cosa fare quindi? Cosa ci insegna questa Luna della nebbia?
L’oscurità, prima tapa della trasformazione
Questa Luna governata dallo scorpione è la Luna della trasformazione o meglio, della trasmutazione. La differenza tra trasformazione e trasmutazione sta nella stabilità, nell’equilibrio. Lo scorpione, governato dal dio degli inferi, è simbolo di morte intesa proprio come transizione da uno stato corrotto ad uno stato più elevato, parliamo dello stadio di nigredo alchemico.
Questo ci spiega perché, seguendo i ritmi della natura, in questo mese siamo più propensi a vedere tutto più buio intorno a noi, siamo più giù di corda. E’ normale e naturale ma proviamo di dare un senso a tutto questo e capire come possiamo usare questa energia più introspettiva a nostro vantaggio durante il nostro cammino. Come lo dicevo prima, questo periodo è indicato per scovare i mostri da sotto il letto e affrontarli, superare la nostra paura.
Morire per rinascere
La rinascita, nelle sue varie forme di reincarnazione, resurrezione e trasformazione, è un’affermazione che deve essere contata tra le prime affermazioni dell’uomo.— Carl Gustav Jung
l’enigma della rinascita
Una mano per capire cosa significa rinascere, ce la danno i racconti mitologici… Se Ade è il dio dei Morti, la sua consorte è Persefone, dea della primavera e quindi dobbiamo tenere in mente che questo processo è ciclico e non così buio come sembra. Anche se si ripresenta sarà solo per preparare il terreno alla Luce. Questa discesa negli inferi non è qualcosa di negativa in sé ma consiste in una preparazione. Per riprendere l’esempio della natura, il seme deve essere piantato, nel buio grembo della Madre Terra e prima di “nascere” dovrà “morire”. Il suo involucro marcirà e diverrà putrido, sviluppando calore, l’essenza del seme allora protetto e “nutrito”, tenderà a salire ed emergerà alla luce.
I doni della morte
Per questo pure noi sviluppiamo i nostri talenti grazie alle difficoltà ed a volte abbiamo bisogno di toccare il fondo per risalire. Questa Luna parla di questo complesso processo: il morire per nascere.
L’aspetto più difficile e doloroso di questo processo è proprio di lasciare morire aspetti di noi stessi, imparare a non trattenere e lasciare questi spazi vuoti, almeno per un po’. Non è un vuoto che fa eco alla paura dell’ abbandono ma è un talento in potenza, un vuoto inteso come spazio libero pronto ad accogliere mille opportunità.
Temprare, forgiare, rinascere
Fin’ora abbiamo imparato ad illuminarci usando la luce degli altri, specchiandoli portavamo la loro luce nella nostra vita. Perché continuare quando possiamo illuminarci da soli? Ma è vero che farei meglio a spiegare cosa intendo per luce. La luce, quella scintilla che abbiamo nel cuore, ha bisogno di “poco” per accendersi: buona volontà, sincerità, amore ed un serio lavoro su se stesso. Questa scintilla può trasformarsi in una fiamma, alta e calda, che illuminerà la propria vita ma non solo.
Memorie del fuoco sacro
C’è una bellezza atavica nel fuoco, qualcosa che ci fascina e chi risuona in noi come una melodia quasi dimenticata. Il fuoco ci riporta allo spirito, al sacro, alla vita. il fuoco è stato come un padre per noi: proteggendoci dal freddo, portandoci la luce, ci ha guarito e nutrito. La bellezza del fuoco è che, oltre a tutto questo, rimane sempre se stesso: puro ed incorruttibile. Forse è proprio per questo che ci affascina: perché sapiamo di avere questa fiamma in noi ma non sappiamo dove cercarla; sarà per questo che invidiamo la fiamma degli altri: perché sentiamo la mancanza della nostra.
Nel fuoco, c'è il segreto della trasmutazione. #alchimia #sciamanesimo Condividi il TweetQuando il fuoco si sparge
Ma il fuoco è anche condivisione. Non sto parlando di condivisione della luce che emana ma proprio di se stesso, quel fuoco che è l’essenza più pura di quello che nella nostra vita potremo chiamare “servizio”. Alcuni pensano che mettersi al servizio significhi spegnere la propria fiamma per accendere quella degli altri. Nessuna fiamma si spegne così, anzi!
Con una candela puoi accendere migliaia di altre candele, potrai passare la fiamma, il fuoco migliaia di volte senza mai spegnere il tuo proprio fuoco. Ed è questo il vero significato di servizio: dare senza spegnersi. Non dobbiamo sacrificarci per qualcun altro, l’unico sacrificio che dobbiamo fare è sacrificare a noi stessi certi aspetti di noi (e non sacrificare noi stessi, ecco la vera sfumatura): consegnare al fuoco della trasformazione aspetti instabili di noi per temperarli e temperarci.
Fare luce
Questo fuoco lo troveremo dentro la nostra caverna oscura, è quel vello d’oro capace di guarire (trasformare) ogni ferita che è gelosamente custodito da un drago terrificante. Il drago è in verità un custode dei tesori il cui compito è fare in modo di consegnarci il tesoro qualora ne fossimo davvero degni. Non è un nemico, è un maestro che ci mette alla prova.
L’ultima prova della Fenice
Questo è il tempo di affrontare il dragone e di conquistare la tua fiamma. Quando tornerai allora in superficie, sarà avvenuta la trasformazione. Quando quella fiamma tramite diverse prove avrà forgiato il tuo spirito, sarà avvenuta la trasmutazione.
Allora sarai pronto/a per rinascere.
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